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Paola Ferrari: «sconto le mie idee politiche. Da Carlo De Benedetti non abbiamo mai avuto nulla»

Al Messaggero la giornalista Rai: «Serena Dandini disse che le facevo schifo. Mio madre era violenta, non l’ho perdonata»

Paola Ferrari: «sconto le mie idee politiche. Da Carlo De Benedetti non abbiamo mai avuto nulla»
Db Roma 29/05/2011 - finale coppa Italia / Inter-Palermo / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paola Ferrari

Paola Ferrari intervistata dal Messaggero.

«A Rai Sport vado d’accordo con tante donne».

Si dice il contrario.

Paola Ferrari: «Solite chiacchiere. Sono molto contenta, per esempio, che una collega come Simona Rolandi conduca La domenica sportiva. Ci rimasi malissimo, invece, quando uno come Serena Dandini, anni fa, disse che le facevo schifo. Cos’è una critica, questa? A me poi, che mi sono fatta strada in un mondo così chiuso e maschilista. Ma dai…».

Cosa deve scontare?

«Non sono simpatica a tutti, credo per le mie idee politiche (è stata anche candidata con La Destra, ndr) e perché ho una famiglia dal nome importante, anche se la mia carriera l’ho fatta senza aiuti».

«Ho avuto un’infanzia difficilissima. Mia madre era una donna molto violenta».

Ha dichiarato che da piccola sua madre provò a ucciderla più di una volta, vero?

Paola Ferrari: «Sì. Aveva problemi di vario tipo, un po’ recuperammo ma non l’ho mai perdonata. Non riesco a pensare a lei con amore».

«Sfatiamo questa storia del marito milionario: io e lui abbiamo sempre vissuto con i soldi dei nostri lavori. Da suo padre (Carlo De Benedetti, ndr) non abbiamo mai avuto nulla».

IL SUO RAPPORTO CON LA EX DIRETTRICE DE STEFANO (VECCHIA INTERVISTA A LA VERITA’)

Alla Ferrari viene chiesto: ha pagato molto in Rai per alcune scelte? Risponde:

«Non voglio parlare di Rai in rapporto a me. Alessandra De Stefano, l’ex direttrice di Rai Sport, ora è a Parigi a fare la corrispondente, era lì che voleva andare. Auguri! Spero che la nuova Rai farà emergere i valori dello sport che sono la sana competizione, l’allenamento, il sacrificio, l’accettazione anche della sconfitta, il rispetto di sé e degli avversari che non sono mai nemici! Sono i valori che servono ai ragazzi. Ho sempre avuto l’ambizione di portare 90° minuto nei territori. Costerebbe molto, ma sarebbe una grande operazione raccontare lo sport dal basso. Ho lavorato con i più grandi: Tosatti, Brera, Galeazzi, Mario Sconcerti, Gianni Mura: tutti hanno narrato lo sport partendo da valori profondi. Quando si dice che il calcio è la metafora della vita ci si riferisce al calcio che è confronto di forza e d’intelletto. Non allo show. Ho ancora in me l’emozione della medaglia olimpica di Jury Cechi; è stato un immenso privilegio poter raccontare un’impresa che è insieme gesto tecnico e pezzo di vita, che diventa valore universale. Spero che la nuova Rai racconti questo sport».

 

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