Al CorSport: «i linguaggi del calcio sono simpatici, non mi piacciono i braccetti, un braccetto è uno che non vuol spendere, c’ha il braccetto corto»

L’allenatore del Cagliari, Claudio Ranieri, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. A fargli le domande il direttore Zazzaroni. Il 4 novembre, Ranieri festeggerà i 50 anni nel calcio professionisti.
Il tecnico del Cagliari di certo è uno che ne ha viste di tutte i colori. Partito dal basso è arrivato sul tetto dell’Inghilterra con la Premier vinta da tecnico del Leicester. Un anno magnifico quello.
«Credo di non sapere nulla, posso dire che conosco il prato verde quando alleno i ragazzi, questo sì, ma tutto quello che sta dietro non l’ho mai voluto affrontare. Il primo presidente del Chelsea e anche Abramovich mi chiesero se volevo avere in mano tutto, manager a trecentosessanta gradi, all’inglese. Risposi “no, non voglio fare il manager, voglio esclusivamente indicare quali giocatori mi stanno bene e quali no e qui finisce. Non voglio avere a che fare con contrattazioni, cose varie, non è il mio lavoro, il mio specifico”. In questo senso non conosco altro che il campo».
Una vita passata con in braccio e fra i piedi il pallone. A Cagliari ha capito che doveva fare l’allenatore:
«Capiamo tutti di calcio, a parole, ma pochi lo masticano realmente. In quel periodo mi resi conto che sapevo parlare con la stampa, e prima di tutto con i miei giocatori, i dirigenti, i tifosi, avevo delle idee ed ero in grado di trasmetterle. Provenivo dall’Interregionale e dalla C a Pozzuoli… Tutta la gavetta mi sono fatto, non sono stato un campione al quale hanno dato la Serie A, sono partito da zero. Ecco, quello è stato il momento più bello. Per questo Cagliari, l’isola, la Sardegna è il mio scoglio duro, nei momenti difficili – ne ho avuti come tutti gli allenatori – il ricordo di Cagliari diventa importantissimo. E sempre per questo, quando sono stato chiamato, ho riflettuto a lungo, avevo paura di perdere la considerazione e l’amore che m’ero guadagnato».
Si parla sempre più spesso di aggiornamenti tattici e non solo: di cambiamenti, analisti, algoritmi, moneyball, nuovi linguaggi.(Sceglie la leggerezza).
«I linguaggi so’ simpatici, non mi piacciono i braccetti, un braccetto è uno che non vuol spendere, c’ha il braccetto corto».
Cosa di Ranieri non è ancora venuto fuori?
«Avete capito tutto, sono un libro aperto. Non credo che ci sia altro. Così come mi vedi, lo sai benissimo, così sono io. Un uomo tenace, uno che non molla mai, un uomo che dice ai suoi giocatori che se nel calcio e nello sport sappiamo reagire nei momenti difficili, quando sarà la vita vera a riservarceli ci troverà pronti. Sono una persona che ama il suo lavoro, che s’incavola tantissimo se qualcuno fa di tutto per distruggere l’amore per il calcio».