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Raspadori è il vaso della suocera di Garcia, deve piazzarlo comunque da qualche parte

Dopo Giroud, ha il terrore che un giorno Garcia lo farà entrare al posto di Meret. Ieri il centravanti della Nazionale ha fatto il mediano

Raspadori è il vaso della suocera di Garcia, deve piazzarlo comunque da qualche parte
Ci Napoli 08/10/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Fiorentina / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Giacomo Raspadori-Giovanni Raspadori

Raspadori non va osservato in campo. Servirebbe una telecamera fissa su di lui mentre se ne sta in panchina. Ha lo sguardo di chi aspetta l’estrazione d’un numero, il suo, alla lotteria della serata. Un condannato curioso, ma anche smarrito. E se si fa male Meret? Tiene sott’occhio Gollini, spaparanzato a scherzare con gli altri. Non è che mette me pure in porta? Magari ha visto Giroud e s’è ispirato…

La vita di Giacomo Raspadori sotto Garcia è quella di un precario a cottimo. Uno reperibile 24h. “Alzati e scaldati” è ormai un mantra doloroso, traumatico. Perché alla prima occasione – lo sa lui, lo sa l’allenatore, lo sa tutto lo stadio, lo soprattutto De Laurentiis – sarà Raspadori l’eletto a mettere una toppa. Perché è ormai palese che Garcia lo consideri obbligatorio, ma in accezione “sopportista”. Raspadori è il vaso della suocera di Garcia. Quell’enorme manufatto istoriato che ci ha regalato mammà al matrimonio e che da qualche parte, in tinello, dovremo pur piazzarlo. E quindi lo tiene nello stanzino, poi suona il citofono, è mammà, ed ecco che il vaso Raspadori ritrova posto in bella mostra. Bella si fa per dire…

Ieri, quando Anguissa s’è accasciato, è stato un riflesso condizionato. Dentro Raspa. Cajuste, che per ruolo sarebbe il naturale sostituto di Anguissa, ha preso a tagliuzzarsi un braccio, è diventato emo. E dunque il centravanti della Nazionale al posto d’un mediano, a marcare stretto Arthur, poi nel sudoku dei cambi di Garcia va a destra, poi a sinistra. Quando arriva al tiro, e lo sbaglia, non puoi nemmeno sacramentare: è già un miracolo che si raccapezzi, che sappia dov’è la porta. L’avrà cercata su Google Maps.

Fossimo pazzi lo paragoneremmo a Bellingham, il “vagacampista” come l’ha chiamato Valdano. Non un semplice “tuttocampista”, come usa dire. Proprio un vagabondo perfettamente a suo agio in ogni zolla del campo. Uno per il quale Ancelotti ha destrutturato il Real Madrid pur di trovargli uno spazio. Raspadori è vittima di una stessa urgenza, anche se con motivazioni più oscure: è come se dovesse giocare sempre, in qualsiasi ruolo, purchéssia. Solo che ovviamente Raspadori non abita lo stesso pianeta di Bellingham, è terreno. E quindi finisce a vagabondare per il campo pure lui, ma a capocchia. Hai visto, mammà, come ci sta bene il tuo vaso al centro del salotto? L’abbiamo messo vicino all’alano di porcellana di zio Alfonso. 

Raspadori è come “le grandi provocazioni artistiche del Mutandari”, del Dottor Armà di Corrado Guzzanti: “un maestro del nascondisimo” che fa del Napoli di Garcia un protagonista del Novecento. Peccato questa sia (fu) la squadra scudettata del 2023.

Ne uscirà dimesso, Raspadori. Tipo quelli che in pandemia, ad un certo punto, presero a lasciare il lavoro, a fare quitting perché ormai sopraffatti. Un sogno quasi erotico, liberatorio, forse utopico. Di questo passo Raspadori finirà per trovarsi un ruolo tutto suo, in cucina a panificare come se non ci fosse un domani.

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