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Roma, Mourinho: «I calendari sono un problema per tutte le squadre»

Prima di Roma-Servette: «Necessari i cambi. Dybala sarà in panchina»

Roma, Mourinho: «I calendari sono un problema per tutte le squadre»
Db Genova 28/09/2023 - campionato di calcio serie A / Genoa-Roma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Jose’ Mourinho

Alla vigilia di Roma-Servette, valido per la seconda giornata dei gironi di Europa League, José Mourinho e Leandro Paredes hanno preso parte alla conferenza stampa di rito, rispondendo alle domande fornite dalla stampa locale e non. Inutile dire come la situazione dei giallorossi sia inevitabilmente macchiata dalle brutte prestazioni in campionato (8 punti in 7 giornate) e dalla vittoria un po’ fortuita in Albania contro lo Sheriff (gran combinazione del trittico Dybala-Cristante-Lukaku), ma la banda di Mourinho sembra essersi re-ingiovanita dalla buona vittoria in casa contro il Frosinone di 3 giorni fa ed è pronta a giocarsela davanti ai suoi tifosi.

Ad appesantire il momento negativo della Roma, tra una lista discreta di infortunati e l’assenza di risultati favorevoli, ci pensa anche un calendario abbondante:

«È una situazione dalla quale non ci possiamo nascondere. È una situazione reale, una problematica reale per tutte le squadre che giocano in Europa. Principalmente per quelle che hanno rose meno equilibrate. E sappiamo, tutti noi sappiamo: in tanti paesi si sta parlando di questo tipo di situazione.  Dagli infortuni a intensità e qualità di gioco, succede. La gente lo capisce. Però è una situazione dalla quale non ci possiamo nascondere. Ovviamente, faremo qualche cambio. L’ho già detto dopo il Frosinone, domani Paulo sarà in panchina. E non solo lui. Tre o quattro giocatori riposeranno. Vogliamo vincere la partita, per vincere la partita dovremo avere la squadra in grado di farlo. Per questo non sarà un turnover totale, ma qualcosa si farà»

Come già anticipato in precedenza, la Roma arriva con uno spirito diverso a questa importante sfida per le sorti della qualificazione ai sedicesimi di finale di Europa League:

«Ho fiducia nei giocatori, ho fiducia nello staff. Non stare in panchina può avere un piccolo impatto, ma non voglio andare oltre questo. Un piccolo impatto, che dipende anche da come va la partita. Abbiamo vinto o perso con me fuori dalla panchina. Non penso che questo faccia grande differenza. Dopo la partita con il Frosinone, come io dico sempre e come ho detto dopo la vittoria contro l’Empoli: con un altro allenatore sarebbe una cosa incredibile, una partita dell’altro mondo. Con noi è stato normale vincere 7-0. Dopo quella partita ho detto che non era oggi che eravamo bravissimi, incredibili, allo stesso modo non è dopo una sconfitta che siamo scarsi. Dico questo quando si vince e dico questo quando si perde.  Dopo l’ultima partita con il Frosinone, in cui abbiamo vinto, il giorno dopo abbiamo lavorato su tutto quello che abbiamo fatto bene e su tutto quello che abbiamo da migliorare. Questo definisce bene quello che siamo noi: abbiamo vinto, ma non tutto è stato perfetto. Abbiamo lavorato sulle due cose. Ovviamente, è più facile lavorare sulle cose positive, perché ti migliora l’autostima e la fiducia. Quando lavori sulle cose sbagliate e sulle quali fare meglio, devi farlo in modo equilibrato, ma devi farlo. Non ti puoi nascondere. Dopo il Frosinone abbiamo lavorato ieri. Abbiamo iniziato oggi a lavorare sul Servette. Per quello che si può fare. Quando voi siete andati via dal campo, abbiamo fatto il nostro lavoro. Fase difensiva, fase offensiva, senza grande intensità ovviamente, per arrivare senza dubbi. È questa la situazione»

Si sa, il blasone della Roma non rispecchia quello delle grandi squadre vittoriose in Europa e non, ma di certo l’ingaggio di Mourinho ha portato con sé un bagaglio d’esperienza europea decisamente riconosciuto. Non a caso, infatti, è grazie all’allenatore portoghese se la Roma conquista il suo primo trofeo europeo dopo oltre 61 anni (Coppa delle Fiere) e partecipa ad un’altra finale europea consecutiva, stavolta in Europa League (poi persa ai rigori contro il solito Siviglia). Le ambizioni sembrano essere rimaste le stesse, pur sempre non montandosi troppo la testa:

«È prematuro. Il primo obiettivo è qualificarsi, il secondo obiettivo è finire primi nel girone. Lo scorso anno ci siamo qualificati, ma non da primi e abbiamo giocato due partite in più contro un’avversaria che veniva dalla Champions (Salisburgo, ndr). Dobbiamo fare di tutto per arrivare primi. È prematuro dire dove si può arrivare. Andiamo passo passo e poi vediamo. In Europa League ci sono già squadre di altissimo livello. Qualche squalo dalla Champions arriverà sempre. Ovviamente, è molto molto difficile. Ma era difficile anche lo scorso anno e siamo arrivati in finale. Passo passo. Ora abbiamo tre punti. Poi l’obiettivo è qualificarsi e, possibilmente, qualificarsi da primi. A febbraio, poi, vedremo

A seguire, Mourinho ha poi speso parole su due importanti elementi della rosa: il “cane malato” Bove e il neo-(ri)arrivato Paredes, presente in conferenza:

«Sì, Bove gioca domani, gioca domani di nuovo. È un ragazzo sano, che non ha storia clinica. È un ragazzo che lavora incredibilmente sempre, anche quando non gioca. Questa è una qualità preziosa nel calcio di oggi, dove i ragazzi non hanno sempre questa forza mentale di lavorare sempre allo stesso modo. Lui da questo punto di vista è straordinario. Ovviamente, ogni minuto che gioca in campo a questa età è un’opportunità in più di evoluzione, giocando bene o meno bene, lui prende questi minuti con grande senso di responsabilità. Dà sempre qualcosa di positivo alla squadra. Sì, nel secondo tempo contro il Frosinone ha avuto più spazio, si è liberato, ha avuto occasioni per arrivare alla conclusione. È un giocatore che cresce. Il suo orribile allenatore è molto orgoglioso di avergli dato la possibilità di crescere. In due anni andare da Serie C a diventare un giocatore importante per la Roma e per il calcio italiano»

«È un prodotto finito come giocatore. Non è un ragazzino in fase di evoluzione. È quel giocatore là, che io ti dico veramente che in fase offensiva mi piace tanto da sempre. E ora che lavoro con lui, dico di più, lo amo con la palla. Amo. E la squadra con lui è passata da avere meno possesso palla dell’avversario ad avere più possesso palla rispetto dell’avversario. Questa è la sua caratteristica. Una connessione importante fra i difensori e la parte offensiva. Una grande tranquillità con la palla, se la gode anche. Senza palla è un pochino quello che siamo noi. Non è solo Leo, siamo noi, non siamo una squadra molto veloce. Non siamo una squadra con una transizione molto forte, reattiva, non siamo questo. Non è stato un problema dei centrocampisti, ma più dei difensori che non hanno anticipato la profondità. Questo per dirti che basicamente la tua analisi è corretta, io sono d’accordo. Mi piaceva tanto, tantissimo, Nemanja. Per questo motivo ha giocato con me in tre club diversi. Mi piace tanto Paredes, come carattere, come giocatore, in fase offensiva lo amo. È un grande giocatore in fase di possesso palla»

Non si è fatta attendere la risposta del campione del mondo, che ha elogiato il proprio mister e ha caricato l’ambiente da vero e proprio leader aggiunto:

«Prima di tutto, ringrazio il mister per le sue parole. Anche dopo la partita con il Frosinone ho detto che abbiamo tanto margine per migliorare: lavoriamo per riuscirci, perché penso che abbiamo una squadra forte, che può fare molto, molto meglio. E alzare il ritmo è sicuramente una delle cose da migliorare. Ho trovato una Roma molto cambiata. Mi sento molto felice di essere qui: non solo in questa società, ma anche per essere tornato a vivere a Roma. La mia famiglia è molto contenta. E sì, mi sento pronto per questa sfida.  Amo Roma, farò di tutto per dare il massimo: ogni giorno, in ogni partita, in ogni allenamento. Per fare bene e per cercare di vincere qualcosa con questa maglia»

«Nella prima esperienza alla Roma sono stato veramente bene. Al PSG, nei primi tre anni sono stato benissimo. Alla Juve è stato un anno molto difficile, non solo per me ma per tutta la squadra. Appena sono tornato qui, il mister mi ha dato subito fiducia. E parlo per me: avere la fiducia del mister e dei miei compagni è molto importante. Questo sicuramente mi fa dare il massimo ogni giorno, per me, per la squadra e per il tecnico. Per me, è un onore avere Mourinho come allenatore»

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