Il giornale inglese lo celebra: “il suo marchio unico di machismo metrosexual. Uno dei più grandi difensori del calcio moderno, se non il più grande”
Sergio Ramos è “uno dei personaggi più affascinanti che lo sport abbia visto negli ultimi decenni”. Il Telegraph è innamorato del difensore del Siviglia. O almeno lo è Sam Dean, che introduce la sfida con l’Arsenal con un pezzo celebrativo dell'”ultimo grande cattivo del calcio mondiale”. “Godiamocelo finché gioca”, scrive.
“Da un lato – scrive il Telegraph – Ramos resta il ringhioso sommo sacerdote della malvagità calcistica. Dall’altro, è il leader che ha fatto tutto e ha vinto tutto. Puoi amarlo o detestarlo. Non puoi fare a meno di ammirare, però, il fatto che sia ancora qui, ancora a ringhiare e ancora a competere, anche dopo tutti questi anni”.
Ramos per il Telegraph è “uno dei più grandi difensori del calcio moderno – se non il più grande di tutti“.
Il giornale ricorda la sua “straordinaria longevità ai vertici di questo sport. Pochi giocatori nella storia del calcio hanno attraversato le epoche come Ramos, con il suo marchio unico di machismo metrosessuale (in parte pirata, in parte principe). Pochi giocatori hanno impresso la loro autorità, a volte letteralmente, su così tante diverse generazioni di stelle”.
“Ramos faceva affari – evitare gol, segnare gol, picchiare gli avversari – già nell’era dei Galacticos. A 37 anni, lo fa ancora adesso”.
Aveva detto no a 10 milioni di euro che il Psg gli aveva offerto per restare a Parigi. Sergio Ramos ne voleva di più. Aveva fatto la stessa cosa quando andò via dal Real Madrid. Adesso, ritrovatosi disoccupato, ha accettato il “suo” Siviglia, da dove era cominciata la sua clamorosa carriera 18 anni fa. E ci perderà un sacco di soldi. Lui ovviamente la fa passare per una scelta di cuore: “È un giorno molto speciale. Ritornare a casa è una gioia immensa. Non aveva senso andare da nessuna parte. Avevo un debito verso mio nonno, verso mio padre, verso il Siviglia, verso Puerta e verso molte cose che hanno significato molto per me. Penso che fosse ora”.