Al Telegraph: scommetteva pure sulle corse di cavalli in Australia. “Il problema è la pubblicità, i tifosi sono bombardati”. L’importanza della moglie
Peter Shilton. Sì, proprio quello Shilton: il mitico portiere dell’Inghilterra trafitto dalla Mano di Dio di Maradona ai Mondiali dell’86. Era malato di gioco d’azzardo, anche se all’epoca non la chiamavano ludopatia. Ne parla tantissimo in una lunga intervista concessa al Telegraph. Con un involontario tempismo perfetto visto dall’Italia, visto lo scandalo scommesse. Una malattia che gli è costata più di un milione di sterline
Lo racconta lui, ma soprattutto la moglie Steph. All’inizio della relazione, dice, man mano che si avvicinavano, percepiva “una tristezza” negli occhi di Shilton, “oltre ad alcuni comportamenti inquietanti”. Alla fine prese in prestito il suo telefono e scoprì che il numero che continuava a chiamare era quello di una società di gioco d’azzardo. “Mi svegliavo di notte, guardavo giù per le scale e vedevo che stava scommettendo sulle corse in Australia. Aveva quello che sembrava un terminale per le scommesse sul suo laptop. Ho pensato: “questo non va bene”.
Concluse che gli ultimatum avrebbero fallito e così usò la tattica del gatto e topo. «Lo paragono all’eroina quando ho visto i tossicodipendenti. Il massimo che possono ottenere dal gioco d’azzardo, la vincita, è enorme. Era come se ci fosse un’altra donna. Ero in competizione con Betfair e ho pensato: non posso assolutamente perderlo a causa di un bookmaker. È una persona fantastica e ha ottenuto così tanto nella sua vita che non meritava di finire nelle sue grinfie. Mi sentivo come se fosse in questa torre ed era tipo “come posso entrare?”. Ho detto: “Sei malato Pete, quando vuoi parlarne sono qui”».
La svolta sarebbe arrivata nel 2015 dopo l’ennesimo week-end in perdita, con Shilton che si ritrova a chiamare un agente per richiedere un anticipo su una futura apparizione.
“Quando mi sono guardato intorno, Steph era lì“, dice. “Qualcosa in me, che si stava accumulando, diceva: ‘Cosa fai alla tua età? Hai avuto 40 anni per vincere. Sei un tossicodipendente’. Sapevo di amare Steph. Non volevo perderla”.
Shilton non è sicuro di come sia iniziata la sua dipendenza dal gioco d’azzardo e, sebbene la cultura delle scommesse rimanga pericolosamente radicata in molti sport – scrive il Telegraph – è fermamente convinto che non abbia mai avuto un impatto sul suo calcio. “Era un altro mondo, una evasione”.
Shilton e Steph ora vogliono usare le loro esperienze per portare speranza ad altri tossicodipendenti e apportare ulteriori modifiche alle leggi, continua il Telegraph. Sono stati contattati da persone che stavano pensando al suicidio prima di ascoltare la loro storia e sono rimasti stupiti nel ritrovarsi consultati dal governo sul Libro bianco sul gioco d’azzardo e richiesti a livello internazionale di parlare sull’argomento.
“Abbiamo ancora molta strada da fare, l’autorità di regolamentazione deve considerare seriamente la pubblicità, è semplicemente satura. Per Shilton “la situazione del calcio è come come la Formula Uno diventata sinonimo di tabacco”. Sottolinea costantemente la necessità di proteggere i giovani e mette in evidenza la ricerca del mese scorso di 5 News che mostra che i tifosi sono stati bombardati da 11.000 messaggi di gioco d’azzardo durante il fine settimana di apertura della stagione della Premier League.
“Aiutare le persone attorno al tossicodipendente significa aiutarlo enormemente. Voglio che la gente sappia che puoi fermarti. Io negavo. Appena mi sono fermato, mi sono reso conto di aver perso tanto tempo. Sono molto più rilassato, ho la pace della mente e mi sento come se non fossi mai stato più felice”.