Relevo: è la quarta volta che lo batte, successo che non era mai stato così netto. Una battuta d’arresto nella scalata a numero uno Atp
Sinner è la kryptonite di Alcaraz: è quel che scrivono in Spagna, Relevo per la precisione. Lo scrivono dopo la sconfitta dello spagnolo della Murcia per mano dell’azzurro che ha raggiunto la finale del China Open ed è diventato numero 4 del mondo (eguagliando Adriano Panatta).
Scrive Relevo:
Ogni incontro tra di loro è una battaglia, un duello power-to-power, pieno di alternative e colpi incredibili. La semifinale di Pechino non ha deluso ha confermato che l’italiano è la kryptonite di Alcaraz.
Sinner ha sconfitto Alcaraz 7-6 (7-4) e 6-1 ed è diventato il tennista con il maggior numero di vittorie contro il Carlos. Sono quattro ma in nessuno dei tre precedenti c’era stata tanta differenza come a Pechino.
Eppure – ricorda Relevo – Alcaraz è andato sul 2-0 e ha avuto due palle per salire 3-0 e servizio a favore. A quel punto Sinner ha reagito, invertito la situazione, recuperato un altro break e ha vinto il primo set in un tie break giocato male da Alcaraz.
Relevo scrive che
la sconfitta è una grave battuta d’arresto per Alcaraz nel suo tentativo di scalzare Novak Djokovic dal numero uno del ranking Atp.
Per diventare numero uno deve raggiungere la finale del Master 1000 di Shanghai.
COSA AVEVA SCRITTO LA GAZZETTA
Sinner il Peccatore, scrive la Gazzetta: “chieda scusa per il suo no alla Coppa Davis, scelta mediocre”
La Gazzetta non molla Jannik Sinner per il suo no alla Coppa Davis. Sul supplemento del sabato – Sportweek – lo definisce Peccatore con la maiuscola in un lungo articolo di Giancarlo Dotto che torna sul suo rifiuto di giocare la Davis.
Sinner è in copertina col titolone: “Caso Nazionale”, seguito dal sommario: “Perché il numero uno del nostro tennis ha sbagliato a dire no alla Coppa Davis. I grande campioni del passato, da Pietrangeli a Panatta, spiegano che alla maglia azzurra non s rinuncia”.
Dotto comincia così il suo articolo.
E se Jannik Sinner, il Peccatore, chiedesse scusa del suo peccato? Non all’Italia o agli italiani, ma a se stesso. Non cavandosela con quattro righe sui social, ma con un’ammissione pubblica, in faccia a una telecamera, fatta di voce e di parole, magari anche qualche silenzio. Una spolverata catartica di cenere.
“Mi scuso per non essere stato all’altezza di quello che avrei dovuto essere. Delle vostre attese e della mia storia. Quella già scritta, ma soprattutto quella ancora da scrivere”. Sarebbe non solo un bel gesto, ma una magnifica sassata lirica nella palude dei tempi. Sarebbe come un Wimbledon e un Roland Garros messi insieme. Sarebbe il Grande Slam della propria ancora acerba biografia. Sarebbe, ma quasi certamente non sarà, perché quasi nessuno è mai all’altezza di se stesso o delle attese degli altri.
La Nazionale è diventata, dunque, davvero superflua? Uno scarto del calendario? Una rogna da scansare con un certificato medico e annessi dolori e languori più o meno immaginari?
Sinner il Peccatore, nome, soma, capelli e lentiggini da putto dei Tudor o degli Asburgo, si è sottratto per l’ennesima volta (quarta, raccontano le cronache) alla chiamata del “mamelico” Fratelli d’Italia. Un record che la dice lunga, a 22 anni. “Ho bisogno di riavermi dalle fatiche di New York…”, la giustificazione questa volta arrivata da Montecarlo, in attesa di Shanghai, il prossimo torneo milionario, utile a razzolare i pochi punti che servono per essere a novembre uno degli otto alle Atp Finals di Torino.
Peccato per il Peccatore, sfortuna vuole, che proprio di questi tempi il trentaseienne Novak Djokovic, reduce pure lui, più di lui, dalle fatiche degli Open, si sia reso disponibile a giocare la Davis con la sua nazione. “Stanchezza? Quale stanchezza? Per me è un onore e un orgoglio giocare per la mia nazione”. Uno schiaffo. Implacabile Novak, anche con le parole.
Scelta mediocre, ritrovarsi la scorsa settimana a Montecarlo invece che a Bologna. Chiamarsi fuori da una Nazionale che ha bisogno di te, già indebolita da defezioni importanti e tutti i problemi che sappiamo di cattiva forma o di cattivi umori.
Pure sfortunato il Peccatore. Sfortuna vuole che l’infortunato Berrettini scelga di unirsi comunque ai compagni per condividere con loro la storia, tutto quello che sarà, gioie e dolori.