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Sinner massacrato da chi perdona ogni nefandezza ai calciatori (Il Foglio)

Il Foglio torna sulla campagna della Gazzetta: “Hanno cominciato a tirargli le pietre con una violenza inaudita”

Sinner massacrato da chi perdona ogni nefandezza ai calciatori (Il Foglio)
INDIAN WELLS, CALIFORNIA - MARCH 18: Jannik Sinner of Italy congratulates Carlos Alcaraz of Spain after match during the semifinals of the BNP Paribas Open at the Indian Wells Tennis Garden on March 18, 2023 in Indian Wells, California. Matthew Stockman/Getty Images/AFP (Photo by MATTHEW STOCKMAN / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

Sinner, ancora lui. E ancora – comprensibilmente – quella campagna senza senso della Gazzetta contro di lui per il no alla Coppa Davis. Ci torna su il Foglio sportivo con Umberto Zapelloni.

Al rientro dagli US Open aveva preferito riposare, anziché andare a giocare i preliminari della Davis contro la Colombia, il Cile e la Svezia: non lo avesse mai fatto. Hanno cominciato a tirargli le pietre con una violenza inaudita. Gente abituata a perdonare ogni nefandezza ai calciatori, aveva sbattuto il mostro in prima pagina con l’accusa di vilipendio alla bandiera. Lo avevano trasformato nei peggiori meme, bollato con gli hashtag più vili. La maglia azzurra va onorata sempre. Deve continuare a essere il sogno di ogni bambino.

Jannik qualche problema di comunicazione lo ha avuto, non c’è dubbio: passare dal “ci sarò” a un “sono troppo stanco” è stato un errore. Ma andava capito, protetto, non massacrato, come il mostro di San Candido.

Il suo è sempre un gioco a chi tira più forte e non sempre il suo fisico ancora fragile, può reggere al massimo numero di giri. Ha patito ogni cosa. Una volta una vescica, un’altra volta la schiena, un’altra ancora un muscolo. Nei quarti di finale di Pechino contro il bulgaro Dimitrov ha vomitato in campo in diretta tv. 

COSA SCRISSE LA GAZZETTA

Dotto comincia così il suo articolo.

E se Jannik Sinner, il Peccatore, chiedesse scusa del suo peccato? Non all’Italia o agli italiani, ma a se stesso. Non cavandosela con quattro righe sui social, ma con un’ammissione pubblica, in faccia a una telecamera, fatta di voce e di parole, magari anche qualche silenzio. Una spolverata catartica di cenere.

“Mi scuso per non essere stato all’altezza di quello che avrei dovuto essere. Delle vostre attese e della mia storia. Quella già scritta, ma soprattutto quella ancora da scrivere”. Sarebbe non solo un bel gesto, ma una magnifica sassata lirica nella palude dei tempi. Sarebbe come un Wimbledon e un Roland Garros messi insieme. Sarebbe il Grande Slam della propria ancora acerba biografia. Sarebbe, ma quasi certamente non sarà, perché quasi nessuno è mai all’altezza di se stesso o delle attese degli altri. 

La Nazionale è diventata, dunque, davvero superflua? Uno scarto del calendario? Una rogna da scansare con un certificato medico e annessi dolori e languori più o meno immaginari?

Sinner il Peccatore, nome, soma, capelli e lentiggini da putto dei Tudor o degli Asburgo, si è sottratto per l’ennesima volta (quarta, raccontano le cronache) alla chiamata del “mamelico” Fratelli d’Italia. Un record che la dice lunga, a 22 anni. “Ho bisogno di riavermi dalle fatiche di New York…”, la giustificazione questa volta arrivata da Montecarlo, in attesa di Shanghai, il prossimo torneo milionario, utile a razzolare i pochi punti che servono per essere a novembre uno degli otto alle Atp Finals di Torino.

Peccato per il Peccatore, sfortuna vuole, che proprio di questi tempi il trentaseienne Novak Djokovic, reduce pure lui, più di lui, dalle fatiche degli Open, si sia reso disponibile a giocare la Davis con la sua nazione. “Stanchezza? Quale stanchezza? Per me è un onore e un orgoglio giocare per la mia nazione”. Uno schiaffo. Implacabile Novak, anche con le parole. 

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