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Vi diranno “partitaccia”, ma bisognava provare a esserci in quell’inferno roboante a Berlino

Esultare in mezzo ai tedeschi. Fa simpatia Garcia che è riuscito a stare sulle scatole a tutti: paga anche un po’ di buona educazione

Vi diranno “partitaccia”, ma bisognava provare a esserci in quell’inferno roboante a Berlino

Vi diranno “partitaccia”, ma bisognava provare a esserci in quell’inferno roboante a Berlino

Auguro a tutti di andar via, di lasciare il proprio luogo natio e incontrarlo, in una sera di ottobre, all’Olympiastadion. Mentre il mondo torna a ruggire in modo sinistro l’importanza della provenienza, la lingua d’origine, la religione di appartenenza, è cosa dolce smarrire tutte le radici e imbattersi in esse, per qualche ora durante l’anno, su un campo di gioco.

Le nuvole sono basse e lo stadio si mostra saldamente rosso. Lo striscione annuncia che la forza è nel ricordare da dove si proviene – wo man herkommt – ma noi abbiamo l’auto con il ricevitore satellitare quindi possiamo serenamente dimenticarcelo. Per inciso – auto parcheggiata sul viale che conduce all’impianto con il medesimo rispetto del codice stradale che si adopera alla Loggetta o a Via Terracina: ogni vigile è paese.

Siamo in tre, io e due dei miei figli che non parlano correntemente italiano, immersi in una sterminata marea di sciarpe rosse che canterà per ore, senza sosta. Cantiamo anche noi con loro perché la bellezza lo rende inevitabile. Ma al gol di Raspadori uno dei due ragazzi urlerà di gioia, posseduto dal demone della pelota, più forte di tutti, senza che nessuno dei tristi biancorossi batta ciglio. Auguro a tutti di andar via e farsi accogliere da una città aperta come Berlino, con metà della popolazione di migranti – qualcuno regolare, qualcuno no. Ma libera, perché affratellata nel rispetto del cazzeggio.

Il Napoli giocherà una gara di altissimo livello in un inferno roboante. Vi diranno “partitaccia”, ma bisogna provare a esserci su quel campo. Serve una miccia sola, viene preparata ed accesa a dovere. Poi serve controllo. Non sarà sufficiente a lasciar sfuggire l’allenatore al proprio destino – è anche francese, dunque, nel descriverlo, “grandeur” viene adoperato nel settantacinque percento dei commenti sagaci, “baguette” seguirà a breve e si farà strada. È uno dei motivi per cui il mondo sembra divertirsi a stento ultimamente: si conosce poco degli altri ma ne si forgiano comunque giudizi poco originali. Di solito sul mirabile internet.

Fa simpatia un allenatore che è riuscito a stare sulle scatole a tutti; del quale – e più di quanto si sia fatto con qualunque suo predecessore – si attende il fallimento, più o meno esplicitamente; le vittorie del quale lasciano tutti, sempre, inesorabilmente, sorpresi. Paga un po’ di buona educazione – che ultimamente va sotto lo pseudonimo “è ingessato” sull’internet – da una parte e il neosarrismo spallettìta dall’altra.

Ma c’è di peggio.

Potrebbe dire che gli piacciono le rane fritte.

(Nessuna multa sul parabrezza, al ritorno. Erano tutti a vedere la Champions).

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