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Achille Lauro: «Prima di me a Sanremo i ragazzi stavano nelle gabbie»

Per l’uscita del suo ultimo singolo al Corsera parla del suo modo di essere che ha fatto scuola e del parallelo con Rosa Chemical

Achille Lauro: «Prima di me a Sanremo i ragazzi stavano nelle gabbie»
Sanremo (Im) 11/02/2023 - 73° Festival di Sanremo / foto Image nella foto: Achille Lauro

Il Corriere della Sera intervista oggi Achille Lauro reduce da un grande successo partita col Sanremo del 2019 e che oggi esce con un nuovo singolo «Stupidi ragazzi»

«Non mi aspetto che la gente mi capisca, ma cerco di essere sempre un po’ più avanti e spero che questo crei dibattito. Tanti che mi hanno visto con la tutina a Sanremo avranno detto “questo da dove è uscito”, ma sono tutt’altro che un prodotto di marketing».

Il cantante parla del parallelo tra lui e Rosa Chemical

«Non attacco mai i giovani, per alcuni il modello può essere Elvis o chissà chi, per altri può essere Achille Lauro. Se vedo un ragazzo che si esprime come me, vuol dire che ho fatto un gran percorso. Ma al di là di Rosa, penso ci sia stata un’onda partita da quel che ho fatto. Anche a Sanremo, non voglio essere presuntuoso, ma quello del 2019 non era come oggi. Prima i ragazzi stavano nelle gabbie, inquadrati, ora cercano di essere se stessi».

La sua immagine fluida ha fatto scuola?

«Al di là del fluido, io ho cercato di portare sul palco la mia anima. Se sono stato percepito come uno stendardo di libertà, fluidità, essere chi si vuol essere, ne sono contento. Ma non mi sono mai proclamato paladino di qualcosa, ho fatto quel che sentivo».

In altre interviste aveva già parlato della sua famiglia «Avrei voluto essere figlio di una famiglia benestante, in cui non devi combattere per portare a casa qualcosa, ma non è stato così. Però era una buona famiglia: papà ha sempre studiato e ci ha messo 30 anni per avere dei riconoscimenti sul lavoro. Non abbiamo vissuto insieme a lungo e solo negli ultimi tempi ho riallacciato i rapporti con lui. Mamma è una persona onesta, nonostante siamo quasi finiti in mezzo alla strada lei accoglieva in casa ragazzini con grossi problemi in famiglia. Questo contrasto ha fatto di me quello che sono: ho vissuto la periferia abbandonata, ma ho avuto una famiglia con persone che hanno studiato, sapevano parlare e hanno cercato di darmi un’istruzione».

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