Il Corrmezz pubblica in esclusiva il verbale di sintesi ufficiale della commissione Grandi rischi.
![Campi Flegrei, in sette anni il magma è risalito di quattro chilometri (Corrmezz) Campi Flegrei, in sette anni il magma è risalito di quattro chilometri (Corrmezz)](https://www.ilnapolista.it/wp-content/uploads/2023/09/solfatara-campi-flegrei1.jpg)
Campi Flegrei, in sette anni il magma è risalito di quattro chilometri. Lo scrive il Corriere del Mezzogiorno che pubblica in esclusiva, a firma Roberto Russo, il verbale di sintesi ufficiale della commissione Grandi rischi.
È composto da appena sei pagine, ma sufficienti a descrivere un quadro allarmante di ciò che sta davvero accadendo nel ventre dei Campi Flegrei. Il documento è in possesso del Corriere del Mezzogiorno. Ne pubblichiamo il contenuto in queste pagine. E le conclusioni sono tutt’altro che tranquillizzanti.
A leggere per intero quelle pagine si capisce come mai dopo la due giorni di riunioni della Grandi rischi (26 e 27 ottobre scorsi) il ministro Protezione civile, Nello Musumeci, si allarmò al punto da parlare apertamente della possibilità di innalzare il livello di sorveglianza da giallo ad arancione e di autorizzare la pubblicazione di un comunicato, in cui era scritta la sibillina frase «coinvolgimento del magma» nel processo di bradisismo. Ora tutto è più chiaro. Perché nonostante le rassicurazioni di facciata, i membri della commissione hanno dovuto prendere atto che il magma non solo è «coinvolto», ma che quasi certamente è risalito da un serbatoio a 7-8 km di profondità a un altro posizionato a 4 chilometri. Tutto ciò sarebbe accaduto secondo gli studiosi a partire dal 2015 e fino al 2022 anni in cui sono disponibili gli ultimi dati.
Le conclusioni sono state tratte osservando «l’analisi modellistica dei dati InSaR» (cioé l’interpretazione dei dati satellitari per comprendere la definizione delle deformazioni del suolo, ndr). Scrivono nel verbale: «La modellazione del campo deformativo dal 2015 necessita di un ulteriore contributo da parte di una sorgente magmatica a 7-8 km di profondità». Sarebbero cioé due le sorgenti di pressione, una idrotermale e l’altra magmatica. E così viene segnalata «l’urgenza di estendere le analisi all’anno 2023 (…) al fine di verificare (…) un trasferimento magmatico dal sistema profondo (7-8 km) verso quello superficiale (4km)».
Un capitolo viene dedicato al rischio di fratturazione delle rocce sotto la spinta dei fluidi magmatici. Vengono ascoltati due studiosi (Neri e Kilburn) che propongono due diversi modelli di deformazione e fratturazione. Eppure, nonostante approcci differenti arrivano entrambi alla stessa conclusione: «In presenza degli attuali tassi di deformazione, il processo di fratturazione della crosta può subire una ulteriore accelerazione fino al raggiungimento di condizioni critiche in un orizzonte temporale compreso tra alcuni mesi e pochi anni». Cosa accadrebbe al raggiungimento del punto critico? «Non si può escludere – scrive la commissione – che si possano innescare processi quali sismicità significativa, manifestazioni (eruzioni, ndr) freatiche e risalita del magma verso la superficie».