Costato 15 milioni (un’enormità per il cinema italiano), ne ha incassato appena 1,3. Ma Libero alla parola fascista ha un fremito che non trattiene
Libero si eccita per “Comandante” il film sull’eroe fascista (che al botteghino è un flop).
Il quotidiano Libero non si tiene dopo la visione (un po’ in ritardo) del “Comandante’ il film di Edorardo De Angelis con Favino che interpreta il comandante Todaro eroe di guerra. Film che avrebbe dovuto sbancare il botteghino e che invece – nonostante la distribuzione abbia imposto tutte le sale più grandi – annaspa e mangia la polvere lasciata da Paola Cortellesi e dal suo “C’è ancora domani”. “Comandante” è costato 15 milioni, un’enormità per il cinema italiano e fin qui ha incassato neanche 1,3 milioni. “C’è ancora domani” è costato la metà ed è già a 5,6 milioni.
Ma passiamo all’eccitazione di Libero per il film caro all’area di governo. La storia è nota. Il comandante Todaro – al governo del sommergibile Cappellini – che sconfigge i nemici (belgi) in mare ma ne recupera l’equipaggio. Libero titola così, senza enfasi: “Due veri eroi: Favino e il regista. La storia del “Cappellini” raccontata senza moralismi. De Angelis bravo e coraggioso”.
Libero esalta il regista De Angelis (“non è un habituè dei festival, ma probabilmente presto lo diventerà”). E spiega subito perché lo esalta:
Altra bella carta che gioca a suo favore è la scarsa attenzione che concede al politicamente corretto. Senza troppi problemi mette in scena un eroe della Marina Fascista, un eroe che non si pone per tutto il tempo l’interrogativo se la guerra che combatte è giusta o meno (non accadeva in un film bellico italiano dal lontano 1946).
E ancora:
Come la racconta De Angelis l’avventura impossibile? Come deve essere raccontata. Con bei momenti di tensione (il sacrificio del “corallaro” napoletano, il passaggio del Cappellini indenne attraverso la flotta inglese). Con il vigoroso ritratto di un eroe d’altri tempi (Todaro-Favino sta ritto sul ponte come un eroe salgariano). Coi momenti di commozione(l’addio delle infermiere sul pontile). E anche, vivaddio, con qualche sbotto di sano umorismo da caserma («Comandante, sparo un siluro?», «No, è inutile queste supposte con centrano mai il culo giusto»).
Nota a piè pagina. Per la serie del politicamente scorretto, un marinaio belga (nient’affatto grato per esser stato salvato due volte) investe i suoi salvatori «Sporchi fascisti». Non è la prima volta, proprio no, che l’epiteto viene lanciato sullo schermo. Ma è la prima volta che chi lo lancia è un personaggio decisamente antipatico (tanto da meritarsi i sonori ceffoni del comandante italiano e anche di quello belga).