Eterno stratega e mentalista: «Più vinco, più cresce quel tipo di aura che non ti fa vincere ma ti dà un piccolo vantaggio»
I ritratti, i racconti, gli aggettivi non bastano più per descrivere Novak Djokovic. A Torino ha dimostrato ancora una volta di essere lui l’avversario da battere. E lo rimarrà ancora per molto secondo le sue dichiarazioni. Le vittorie, in semifinale e in finale delle Nitto Atp Finals, contro Alcaraz (n. 2 al mondo) e Sinner (n. 4 al mondo) fanno capire la ferocia che mette Nole quando all’orizzonte c’è una coppa da conquistare o un record da battere. Se n’è accorta anche la Sueddeutsche e non poteva essere altrimenti. Lo definisce “eterno stratega e mentalista”.
«Finché potrò vincere contro di loro, andrò avanti», ha detto Djokovic. «Una volta che inizieranno a prendermi a calci nel sedere, penserò a prendermi una pausa dal tennis professionistico».
“La sua fame di successo deriva da varie componenti. Non esiste una formula che spieghi questo atleta. Djokovic sembra apprezzare i duelli con le giovani generazioni. A quanto pare, ama mostrare loro i limiti. «Quando giocano contro di me, dovrebbero sentire che devono offrire il miglior tennis per vincere», ha rivelato. «Questo è senza dubbio quello che voglio trasmettere ai miei avversari perché aiuta mentalmente ad entrare in partita». E Djokovic, eterno stratega e mentalista, è più consapevole che mai della sua esperienza. «Penso che più vinco nei tornei più importanti, più cresce quel tipo di aura, e ne sono felice. Naturalmente quetso non ti farà vincere la partita, ma potrebbe darti quella piccola percentuale, quel piccolo vantaggio»“.
Nell’elogiare alcune delle sue caratteristiche migliori, si rischia di dimenticarne altre. Ha così tante sfumature che sembra invincibile, soprattutto quando si alza la posta in gioco. Nessuno come lui padroneggia il tennis.
Djokovic è come il diavolo (bonariamente parlando). Mefistofele sta nei dettagli e lui cerca tutti quei dettagli utili a battere i suoi avversari. “Altri possono servire regolarmente a 210 km/h – Djokovic serve in modo più preciso, più infido, perché di solito usa un taglio leggero. Il servizio è forse il suo colpo più sottovalutato. Il maestro ha mostrato agli studenti come si gioca“.