Le prime due puntate dell’investigatore che si muove con un passo flemmatico come se andasse ad un corso di yoga
Fenoglio e il vizio della curiosità
Ho visto le prime due puntate de “Il metodo Fenoglio” su Raiplay – l’altra sera i telespettatori generalisti hanno invece avuto modo di familiarizzare con la serie andata in onda in prime time su Rai Uno alle ore 21 circa (anche le atre sei puntate si vedranno ogni lunedì su Rai Uno e su Raiplay). Già dopo la visione del primo episodio “Una storia semplice” – bella citazione-omaggio al grande testo di Leonardo Sciascia – sono rimasto colpito dall’unicità dell’investigatore Pietro Fenoglio (Alessio Boni) un piemontese capitato per sbaglio e per amore della prof Serena Morandi (Giulia Bevilacqua) nella Bari dei primissimi anni 90 del secolo scorso. Con lui il fido Antonio Pellecchia (Paolo Sassanelli), appuntato ruvido ma bene inserito nei meccanismi mentali del Capoluogo pugliese, che insieme al carabiniere Montemurro (Francesco Centorame) si dividono tra l’omicidio di un usuraio dove sembra sia coinvolto uno studente di Medicina dalla faccia pulita e l’emersione di quella che Fenoglio considera una guerra mafiosa tra bande rivali – il vecchio boss Grimaldi (Marcello Prayer) ed il giovane Vito Lopez (Michele Venitucci) – con l’aggiunta degli albanesi che vogliono entrare anche loro nel mercato della cocaina.
Coordinato dal colonnello dell’Arma Valente (Francesco Foti) – che non crede all’ipotesi associazione a delinquere di stampo mafioso) – e dalla giovane, bella e problematica pm Gemma D’Angelo (Giulia Vecchio), Fenoglio si muove con un passo flemmatico come se andasse ad un corso di yoga ma in realtà esercitando quello che il Maestro Camilleri definiva “il vizio della curiosità”: non solo per l’indagine in sé ma per ogni dettaglio della vita e dell’arte che gli scivolano addosso. Ho letto “L’estate fredda” molti anni fa, ma il personaggio Fenoglio di Carofiglio del libro è completamente diverso da questo che Boni ci restituisce con una recitazione lieve che non gli conoscevamo, smagrito come si presenta adesso. Comunque il metodo Fenoglio mi è piaciuto – proprio per la sua unicità – e speriamo piaccia a tanti.
Vincenzo Aiello ilnapolista © riproduzione riservata