A Gq: «Ho subito persino minacce ma ora non penso più di lasciare il calcio. Voglio imparare a usare questa storia in positivo»
La calciatrice spagnola Jenni Hermoso è stata intervistata da Gq España in seguito alla vittoria del Mondiale femminile e a tutto ciò che è accaduto con il caso Rubiales:
«Fino a tre mesi fa non ero campionessa del mondo, che è il massimo a cui potevo aspirare, e di certo non immaginavo di essere sotto i riflettori. Non credo nel destino. Per me, sono cose che ti accadono perché ci hai lavorato. Non lo so se la vita mi ha preparata a questo o no, ma mi ha fatto vedere tutto in modo diverso e capire che anche se ho raggiunto il top nella mia carriera sportiva, c’è molto di più. Devo fissare nuovi obiettivi per tornare a superarmi.»
«Dover raccontare più e più volte cosa è successo [l’ex presidente della Federcalcio spagnola Rubiales le ha dato un bacio sulle labbra non consensuale durante la premiazione del Mondiale] mi ha fatto molto male. Ci sto ancora lavorando con l’aiuto del mio psicologo, che conosco da molti anni. Per me, la salute mentale è importante tanto quanto l’allenamento quotidiano, quanto le ore che devo dormire per poter andare in campo. Ora mi sento forte e non sto crollando o pensando di non voler più giocare a calcio. Ho dovuto accettare le conseguenze di un atto che non ho provocato, che non avevo scelto o premeditato. Ho persino ricevuto minacce, e questo è qualcosa a cui non ci si abitua mai».
Sulla sua famiglia:
«Ogni volta che arrivo in Spagna, la prima cosa che faccio è andare a casa dei miei genitori. Lì trovo i miei zii e cugini, vedo mia nipote, mangiamo tutti insieme… Sono una persona che ama stare in famiglia».
Sulla lotta all’uguaglianza tra calcio femminile e maschile, Hermoso ha dichiarato:
«A livello personale, non combatto per uno status. Per me, la mia vita è il mio quartiere, la mia famiglia, la mia gente. Non farò mai nulla solo per fare più soldi. Essere in grado di lottare per questo [condizioni più dignitose per le calciatrici] è un altro orgoglio ed è in questo ambito che voglio davvero farmi notare. Se devo mettere la mia faccia per ottenere un cambiamento, andare avanti, ci sono. Con tutto ciò che è successo, penso che molti di noi siano diventate più consapevoli di ciò che la parola ‘femminismo’ significa davvero, compresi molti amici e familiari. Noi, nel calcio, abbiamo vissuto in prima persona la lotta per l’uguaglianza. Ci hanno chiamato capricciose. Si è sempre detto che volevamo essere pagate come i ragazzi e non era vero. Mi fa molto arrabbiare che dicano che il calcio femminile non genera tanto successo quanto il maschile. Ovviamente lo sappiamo e non abbiamo mai chiesto di essere pagate come loro. Volevamo semplicemente le cose più semplici: un salario minimo, essere rispettate e avere la possibilità di fare qualcosa di molto grande. Non appena l’abbiamo avuto, abbiamo vinto un campionato del mondo».
Su come vorrebbe essere ricordata, Hermoso ha risposto:
«Come qualcuno che ha cercato di cambiare la mentalità di molte persone. Fortunatamente o sfortunatamente, c’è questa storia [caso Rubiales], ma ho intenzione di imparare ad usarla positivamente per combattere per ciò che penso sia buono per la società. Il movimento #SeAcabó deve portare a una nuova era. In questi mesi, con tutto quello che è successo, a volte non ricordavo di essere una calciatrice. Nella corsa ai Giochi Olimpici, nella mia squadra in Messico, nella Nazionale, continuerò a godere di questo sport».