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La Juve sta meglio. Ma non è il caso di investire nelle sue azioni (Faz)

L’analisi economica del giornale tedesco: “E’ finito il tempo in cui il club inseguiva le big d’Europa, ma non è ancora guarito”

La Juve sta meglio. Ma non è il caso di investire nelle sue azioni (Faz)
Mg Torino 09/08/2023 - amichevole / Juventus-Juventus Next Gen / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: John Elkann-Massimiliano Allegri-Maurizio Scanavino

“Non puoi comprare l’amore, ma può costare un sacco di soldi”. E anche se “sono finiti i tempi in cui la Juve voleva raggiungere in breve tempo le big del calcio europeo”, non è detto che convenga al momento investire in azioni bianconere. Anzi. E’ il giudizio di un esperto sentito dalla Faz. Il giornale tedesco dedica un approfondimento economico sulla società post-Agnelli.

“Gli Agnelli – scrive la Faz – grandi azionisti di aziende come Stellantis, Ferrari, Philipps e l’Economist, hanno ora un’altra occasione per dimostrare la loro passione: il club è in forte perdita, ha più debiti che patrimonio ed è urgentemente necessario un aumento di capitale da 200 milioni di euro. E ancora una volta gli Agnelli non si tirano indietro, ma vogliono trasferire 128 milioni di euro in base alla loro quota del 64%. L’aumento di capitale avverrà solo l’anno prossimo, ma a causa della scarsità di soldi hanno già anticipato 80 milioni di euro”.

“Rimaniamo cauti”, afferma Trion Reid, analista della Bank Berenberg a Londra. “Il valore dell’azienda derivante dalla capitalizzazione di mercato e dal debito è ora solo il doppio delle sue vendite. È poco rispetto ad altri club di questa classe. Tuttavia, a causa della scarsa performance operativa e della debole situazione finanziaria”, Berenberg attualmente non consiglia l’acquisto di azioni. Mentre la famiglia Agnelli si è già impegnata nell’aumento di capitale, il secondo maggiore azionista, la società di investimenti britannica Lindsell Train, tace. Detiene l’11% e ha, tra le altre cose, anche una partecipazione nel Manchester United.

La bassa valutazione di mercato della Juve, continua la Faz, “viene citata negli ambienti del club come un forte argomento per sottoscrivere l’aumento di capitale. In transazioni recenti come quella del Milan o del Chelsea, i club sono stati valutati da quattro a cinque volte il loro prezzo di vendita. A Torino si tratterebbe di circa 1,7-2 miliardi di euro e quindi almeno il doppio del valore attuale. Anche un top club come il Real Madrid , che fattura circa 800 milioni di euro, avrebbe un valore di mercato stimato tra i tre ei quattro miliardi di euro. Quindi c’è ancora molto margine di miglioramento, dicono a Torino. La maggiore capitalizzazione di mercato dal 2018 al 2020 corrisponde più al “fair value” del club che al basso livello di oggi”.

Ma si tratta di “un valore di speranza, niente di più. Dopotutto, le perdite del club nella stagione 2022/2023 sono scese di quasi la metà a 123 milioni di euro. Per la stagione in corso il club si aspetta un ulteriore svantaggio, anche se più contenuto. Le preoccupazioni finanziarie non sono ancora finite”.

“Per gli Agnelli la Juve è più di un hobby costoso. Dal 2019 il club ha dovuto effettuare il terzo aumento di capitale. Le due precedenti operazioni hanno portato nelle casse del club 700 milioni di euro senza riuscire ad evitare la crisi economica. Negli ultimi undici anni gli Agnelli hanno investito 650 milioni di euro nel club attraverso la holding Exor , ricevendo in cambio ben poco, almeno in termini materiali”.

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