In vantaggio con Immobile, nella ripresa subiscono la rimonta. Gran gol di Candreva. Prima vittoria in campionato dei granata di Inzaghi
La Lazio di Sarri riesce nell’impresa di perdere anche con la Salernitana.
La Lazio di Sarri perde 2-1 a Salerno dopo essere andata in vantaggio nel primo tempo con il rigore trasformato da Immobile. Nella ripresa la rimonta granata che ha portato alla prima vittoria in campionato della Salernitana. Prima vittoria dopo tredici partite. È la sesta sconfitta della Lazio in tredici incontri: praticamente ne ha persa una su due.
Nellaa ripresa la Salernitana ha pareggiato prima con Kastanos e poi gol vittoria di Candreva con un gran tiro su punizione da trenta metri, tiro su cui Provedel non è proprio impeccabile. La squadra di Inzaghi stava già meritando nel primo tempo.
Per i biancocelesti è crisi conclamata. Rischiano di uscire dai primi dieci posti. Per la Lazio anche la tegola dell’infortunio a Zaccagni.
La #Salernitana stramerita. #Lazio inconcludente, inguardabile, senza idee. Sesta sconfitta in campionato, in questo casi il primo responsabile è solo e sempre l’allenatore
— Alfredo Pedullà (@AlfredoPedulla) November 25, 2023
L’INTERVISTA A SARRI IN SETTIMANA A REPUBBLICA
Sarri: «il calcio è un mondo di slogan, come il sarrismo che io non so cosa sia». Lo dice a Repubblica che lo ha intervistato.
Quante partite un calciatore dovrebbe fare, in un anno?
«Al massimo 50. Si potrebbe almeno cominciare dalle piccole cose, tipo rinunciare alle tournée estive eriportare la Coppa Italia ad agosto anche per le grandi, facendole giocare sui campi delle squadre di Serie C, che così farebbero incassi per campare tutto l’anno. Ma di sicuro ci direbbero che c’è un problema di ordine pubblico per cui la Juve non può andare a Campobasso. La Coppa Italia è un evento clandestino cucito su misura per l’audience televisiva degli ultimi turni. Ma il calcio non è questo, è il Bayern che perde con una squadra di C».
Lei è così tradizionalista, eppure si è imposto con la modernità delle idee: non è una contraddizione?
«Un conto sono le tradizioni, un altro l’interpretazione del gioco. Io cerco di trasmettere ai miei giocatori anche l’aspetto culturale, perché conoscere il passato del club, dell’ambiente e dei vecchi giocatori ti arricchisce.
Siamo la somma di una storia individuale e collettiva».
Sarri, chi le ha messo in testa certi tarli?
«Sono un autodidatta che ha imparato a furia di schiaffi sul viso e di lezioni prese. Il sarrismo fatico a comprendere cosa sia, ma tanto è un mondo di slogan, di etichette e luoghi comuni e allora teniamoci il sarrismo».
Ma esiste o no, ‘sto sarrismo?
«Se ci riferiamo agli anni di Napoli, io non posso e non devo fare quel calcio lì per forza, anche se la gente pretende da me sempre la stessa maniera di giocare. Avere dei palleggiatori non è come avere dei contropiedisti, mi devo adattare, la Lazio non potrà mai essere come il Napoli. Prendiamo Immobile: deve attaccare la profondità e non giocare contro le sue qualità migliori. L’altro giorno mi ha chiesto: mister, cosa devo fare per tornare come prima? Gli ho risposto: fai quello che hai sempre fatto, non venire incontro alla palla, continua a scavare la difesa avversaria, a giocarle addosso».