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Lobotka, da applausi la sua difesa uno contro due sul contropiede della Salernitana

Raspadori continua a mostrare grande varietà di colpi, Politano sembra ormai arrivato a livelli da non fargli quasi mai sbagliare idea ed esecuzione

Lobotka, da applausi la sua difesa uno contro due sul contropiede della Salernitana
Db Dimaro (Tn) 24/07/2023 - amichevole / Napoli-Spal / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Stanislav Lobotka

Di Lobotka la giocata più bella: non è l’assist, è la difesa uno contro due sul contropiede della Salernitana

Il Napoli vince agevolmente contro una squadra che sembra davvero la peggiore vista fino a oggi in serie A (non a caso non ha ancora vinto una partita dall’inizio del campionato), con un risultato che avrebbe potuto, ovviamente, per lo scarto e la differenza di valori visti in campo, essere ben maggiore del 2 a 0 finale; si conferma un’ “ammazza piccole”, insomma, ed è già qualcosa, ma non pare che la partita di ieri possa proprio per queste ragioni essere considerata un test attendibile per la verifica dello stato dell’arte.

Ancora una volta grande protagonista è stato Raspadori, il quale, gol a parte, ha continuato a mostrare grande varietà di colpi e grandi capacità tecnico/tattiche tanto nella via per cercare il gol (con il destro, con il sinistro, di prima intenzione o dopo perfetti ed ineccepibili controlli del pallone), quanto nel legare i reparti ed aiutare i compagni nella costruzione finale delle azioni da gol, uscendo dalla sua zona e lasciandola libera per i compagni che anno ad aggredirla dettando l’ultimo passaggio, fungendo da sponda per il recapito del pallone sull’uomo che va a concludere.

Ancora, si è visto un ottimo Politano, che continua a confermarsi, per continuità e qualità di rendimento, uno dei migliori giocatori azzurri in questo inizio di stagione, un giocatore che davvero sembra ormai arrivato a livelli tali (anche di intesa con i compagni di fascia e di squadra) da non fargli quasi mai sbagliare idea ed esecuzione di giocata nell’arco dell’intera partita.
Inoltre, sebbene non si sa se sia una questione episodica o piuttosto dettata dalla poca forza avversaria, sembra essersi ornati a ri-vedere un Lobotka al centro dell’impostazione del gioco, e cioè catalizzatore di tutti i palloni nella fase di costruzione del gioco del Napoli.

Lobotka che, a mio avviso, ieri si è reso protagonista della migliore e più efficace giocata della partita: mi riferisco a quella che lo slovacco fa al 61mo, quando, nella sua solita posizione da ultimo uomo che assume quando il Napoli va a battere i calci d’angolo, durante un’azione di contropiede della Salernitana portata con un 3 contro 3, lo si vede contrapporsi a 2 di questi giocatori amaranto, uno che porta palla puntandolo, l’altro che sta vicino a quest’ultimo per fungere da eventuale uomo per lo scarico del pallone, oppure da uomo semplicemente in grado, in quella potenziale funzione, di disorientare il difendente avversario nella scelta della giocata e della posizione da utilizzare per il contrasto all’azione della squadra che attacca (vado a aggredire chi porta il pallone, e poi questo lo scarica al compagno che lascio libero o piuttosto temporeggio per evitare ciò, ma mi porto gli avversari fino a dentro l’area di rigore?).

Lobotka, invece, sceglie benissimo il tempo dell’attesa e quello dell’aggressione al portatore di palla, si fa puntare per quasi 30 metri correndo praticamente all’indietro orientando la direzione della corsa del portatore di palla verso la sinistra del campo (quindi stando con il corpo più nella zona del potenziale compagno avversario “ricevente”) fino a che, colto l’esatto momento in cui il portatore di palla se la allunga con un tocco errato, va a frapporsi tra questa e la corsa dell’avversario e praticamente disinnesca da solo una chiara azione da gol. Una giocata difensiva di grandissimo livello, nella sua totalità, per la freddezza con cui Lobotka sceglie, in una frazione di secondo, quale sia il momento giusto per portare l’aggressione del pallone a chi lo conduce e per la sagacia con cui mantiene la posizione da ultimo uomo limitando i danni nella fase in cui più è difficile mantenerla, quella cioè in cui a puntarti sono ben 2 avversari che possono scambiarsi il pallone usandoti come paletto difensivo per la loro triangolazione.

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Il primo gol del Napoli arriva al termine di una prima azione offensiva in cui gli azzurri tentano di “sfondare” nel suo binario di destra, non riuscita, e di una seconda azione offensiva che si produce dopo un’immediata riconquista del pallone perso all’esito del primo tentativo in questione.

In particolare, la Salernitana ruba il pallone al Napoli nella zona tra la linea laterale e quella del limite dell’area di rigore di sinistra (per chi difende) e tenta di risalire il campo giocandola tra tutti i suoi effettivi impegnati in quella zona di campo nel recupero del pallone.

Lo scambio del pallone, appena riconquistato dalla squadra granata, riesce male perché quando finalmente sembra essere riuscita ad uscire dall’imbuto in cui si trova, l’ultimo ricevente del pallone sbaglia il controllo a seguire effettuando uno stop che lo lascia “scoperto” perché lo indirizza troppo lontano dal corpo.

È, quello, il momento in cui Lobotka, un vero maestro di questa giocata, decide che può andare a riprenderselo, declinando quell’approccio tanto discusso di immediato tentativo di riconquista del pallone: e cioè di difesa portata aggredendo gli avversari in avanti, piuttosto che “scappando” immediatamente verso la propria porta.

Ed infatti, così facendo Lobotka recupera subito il pallone perso 5 secondi prima dai compagni, e lo fa mentre tutta la Salernitana sta correndo in avanti per impostare la propria azione di contropiede.

Ne deriva che, anche se già nella tre quarti avversaria, è il Napoli a ribaltare la fase di gioco ed a portare la propria azione di contropiede, sfruttando un ri-posizionamento difensivo avversario imperfetto proprio perché impreparato ad una fase difensiva che non si riteneva di dover gestire.

Lobotka è, peraltro, perfetto anche nella fase di re-impostazione dell’azione (da difensiva ad offensiva), mostrando una duttilità che ha pochi eguali in quel ruolo: dopo aver riconquistato il pallone immediatamente, lo porta puntando la difesa avversaria, e lo fa non dando riferimenti agli avversari nella giocata che intende effettuare.

La palla, infatti, sarà chiaro solo in un secondo momento che vorrà imbucarla a Raspadori, che nel frattempo sta allargandosi alla sua destra per riceverla: lo slovacco punta la porta a sua volta affrontando gli avversari innanzitutto con la sua postura del corpo, che lascia intatta e frontale a tutti gli uomini della difesa salernitana (che a quel punto non sanno se Lobotka porterà la palla fino a tirare lui direttamente o proverà ad imbucarla per uno dei 2 compagni che stanno andando a riempire l’area).

Lascia così la postura del corpo perché, ove si girasse di tre quarti in modo da lasciare intendere di voler effettuare il passaggio al compagno, darebbe gli avversari la possibilità di leggere quest’intenzione; mentre, appunto, sceglie di lasciarla frontale fino al momento del passaggio, che per ciò effettua, mantenuta quella posizione, con l’esterno del piede destro (altra giocata in cui lo slovacco è fenomenale).

Così facendo, la palla arriva agevolmente sulla figura di Raspadori, il quale, magistralmente, con un primo tocco di destro la controlla incollandosela al corpo con distanza tale da consentirgli un altro passo per caricare il tiro, che lascia partire sempre con il destro sul palo lungo, a mezz’altezza, fortissimo ma al tempo stesso angolatissimo ed imparabile.

Gol bellissimo.

Il secondo gol è il prodotto, ancora una volta, di una lettura correttissima in fase difendente portata da Olivera, il quale, dopo un primo controllo del pallone effettuato dal giocatore della Salernitana in modo errato, e cioè in modo da direzionarlo troppo lontano dal proprio corpo, lo va ad aggredire e lo recupera lanciandolo nello spazio per Elmas.

Il quale lo porta puntando la porta con corsa e tocchi perfetti, fino ad entrare in area, disorientando un due finte di tiro il proprio uomo, e poi lo calcia forte sul palo lungo, piazzandolo in modo da renderlo imparabile per Ochoa.

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