Al Corsera: «Il primo bacio a 23 anni. Presi una scuffia per la zia di un allievo, più grande di me, aveva 31 anni. Dovevamo sposarci»

Alfonso Signorini ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica parlando sopratutto della sua bizzarra vita sentimentale soprattuto quando era giovane
«Il primo bacio vero l’ho dato a 23 anni, a una ragazza».
Una cotta sui banchi delle elementari l’avrà pur presa.
«No. Ero un bambino vecchio, i maschi mi prendevano in giro perché non mi piacevano il pallone e le biglie, preferivo giocare a campana».
Signorini racconta che detestava pure l’Allegro chirurgo.
«Quando me l’hanno regalato per Natale mi sono fatto un pianto disperato. Fin da piccolo avevo il terrore delle malattie. Ogni sera, nel letto, stringevo forte i pugni. “Ci riesco, almeno stanotte non muoio”. La zia Ester per consolarmi mi comprò una tastiera Bontempi».
Al ginnasio ebbe la sua rivincita.
«Non prendevo medaglie nello sport, non fumavo sigarette, non avevo il motorino. Ai compiti in classe però li fregavo tutti. Finivo in un’ora. I compagni mi tiravano calci sotto la sedia perché suggerissi. E io davo risposte sbagliate. All’uscita sputavano nei palloncini e poi me li sgonfiavano in faccia».
I primi rudimenti amorosi.
«Ero un nerd sfigatissimo. A 13 anni vidi Gilda con Rita Hayworth. Ed ho provato il primo impulso sessuale. “Oddio, che succede? Muoio”. Non avevo capito bene come funzionava, però sull’amore tra Enea e Didone ci ho fantasticato mesi. E con i film di Carmen Villani».
Poi divenne professore e il suo primo bacio arrivò tardi
«Presi una scuffia per la zia di un allievo, più grande di me, aveva 31 anni. Eravamo terrorizzati che scoprissero la tresca. Dovevamo sposarci a Sant’Ambrogio. Un giorno, davanti a un passaggio a livello, l’ho baciata. E ho scoperto l’attrazione fisica, quella vera».
Le nozze però furono cancellate.
«Vendeva condizionatori, mi tradì con un rappresentante egiziano. Mandammo indietro i regali, tra cui un corredo della Rinascente».
Ci restò male.
«Non volevo più saperne dell’amore. Dentro di me lo sentivo che i miei veri interessi erano altrove, ma i condizionamenti esterni erano troppo forti. Reprimevo. Quando c’era sciopero dei mezzi, andavo a piedi fino a Bruzzano. Sulla strada c’erano le prostitute. Mamma si raccomandava: “Non fermarti dalle donnacce”. Quel tratto, per paura, lo facevo di corsa».
Signorini racconta come ha conosciuto Paolo, suo compagno da oltre 20 anni?
«Su una chat di Tiscali, sezione incontri. Il mio nickname era Perlage, il suo Traveller68. Mi contattò lui. “L’unico perlage che amo è quello del Blanc de Blancs”. Mi incuriosì. Era il 2002, lavoravo con Chiambretti. Scoprimmo di abitare entrambi a Milano. Mi disse: “Ora sono in barca”. E io sfacciato: “Ma è tua?”. Sa, avevo certe aspirazioni. “E che auto hai?”. “Una Aston Martin”. “Ah”. Pensai mi prendesse in giro. “Rientro stasera, se ti va ci vediamo più tardi”, propose. Non potevo, ero ospite al Maurizio Costanzo Show. “Se ti va guardami in tv”».