Duello in Rcs, anche lì si tolgono lo sfizio dopo le accuse di mesi fa. Cairo gongola e attende una doppia intervista a fronte su entrambi i quotidiani
Sinner, il Corsera sfotte la Gazzetta: “alla faccia di chi pensava che l’azzurro non gli interessasse”
Cairo contro Cairo. Un confronto che meriterebbe una doppia intervista al presidente Rcs, una in cui si schiera con il Corriere della sera, l’altra in cui invece prende le difese della Gazzetta. Ovviamente entrambe pubblicate su tutti e due i quotidiani. Quanto piacerebbe all’editore di Corriere e Gazzetta (nonché de La7) che oggi sul nobile quotidiano sportivo rosa si è guadagnato un bel titolo:
Il campione più amato Cairo tifa davanti alla tv «Mi ha entusiasmato». Il presidente di Rcs racconta la sua passione: «Grandi partite e bravissimo anche Sonego»
Slurp, libidine, doppia libidine coi fiocchi. Ci ha risparmiato i dettagli sul suo rovescio: se opta per uno di quegli slice lunghi, morbidi, come avrebbe voluto piazzare Djokovic sul primo match-point sprecato, oppure sempre in pressing come i ragazzini impenitenti di oggi.
La Gazzetta è il quotidiano che sulla questione Sinner-Coppa Davis ha rimediato una delle più clamorose figuracce (si può dire figure di merda?) della storia del giornalismo. E sì che ne siamo pieni, nessuno escluso. Ma l’attacco alzo zero della Gazza resta scolpito nella memoria. Il pezzo di punta fu un servizio di copertina di Sportweek firmato Giancarlo Dotto che giocava sul significato di Sinner in inglese: peccatore (chieda scusa per la sua scelta mediocre di dire no alla Davis). Ogni commento è superfluo. Ieri sera, ovviamente, dopo la vittoria su Djokovic, quei titoli hanno ripreso a circolare vorticosamente su quel che resta di Twitter.
E anche i cugini maggiori della Rcs, il Corriere della Sera, non hanno resistito alla tentazione di sfottere la Gazza e il loro sciovinismo de’noantri.
Ecco cosa scrive la bravissima Gaia Piccardi:
Corsi e ricorsi resi possibili dal talento straripante del ragazzo di Sesto Pusteria, che già era uscito campione dalle Finals di Torino ma qui, affacciato su quel Mediterraneo che ha visto solo a 13 anni quando è sceso dalle montagne per andare ad allenarsi a Bordighera da Piatti, fa addirittura di più: l’impresa con la maglia azzurra (a proposito: Nike, il munifico sponsor americano, rischiava l’ernia se gli avesse scritto «Italia» sulla schiena?) ha un valore inestimabile, eleva il campione a eroe (senza esagerare: è una partita di tennis), alla faccia di chi pensava che l’azzurro non gli interessasse, che il concetto di squadra cozzasse con il suo sano egoismo, che considerasse la Davis un reperto d’anteguerra, buono solo per certe (spettacolari) docu-serie alla tv.
“Alla faccia di chi pensava che l’azzurro non gli interessasse”. Di più non avrebbe potuto scrivere. Già così sarà costretta a ricevere qualche telefonata.
La Gazzetta ha invece optato per l’arretramento progressivo. Ma senza mani alzate. In settimana hanno optato per la conversione all’italianità di Sinner che – essendo altoatesino – è considerato italiano a metà. La Gazza però lo ha ribattezzato maccarone boy, gli ha finalmente rilasciato la patente di italianità e Jannik è evidentemente sbocciato a nuova vita, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Nessuno neghi la funzione di pungolo del giornalismo, che sia chiaro.