ilNapolista

Spalletti: «Devo imparare a lavorare dentro questo tempistiche»

«A me piace vedere partite, spero ce ne siano di più. Non è detto che giocando diverse partite ci si infortuni. È sempre la testa che determina»

Spalletti: «Devo imparare a lavorare dentro questo tempistiche»
Ci Bari 14/10/2023 - qualificazioni Euro 2024 / Italia-Malta / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Domani l’Italia si gioca un grande pezzo di qualificazione ai prossimi Europei. Alle 20:45, gli Azzurri ospitano la Macedonia all’Olimpico di Roma. Oggi pomeriggio il ct Spalletti presenta la partita.

La conferenza stampa di Spalletti:

«Si tenta di andare a toccare tutti i temi che ci vogliono per affrontare una partita di questo livello. Abbiamo a disposizione una settimana in cui dobbiamo riempire bene quel tempo. Bisogna stare attenti a non eccedere nelle cose che diciamo. Ci sono studi fatti su come dobbiamo confrontarci. Facciamo la riunione al mattino, abbiamo fatto un allenamento doppio per mettere in pari chi aveva giocato prima di sabato. Noi stiamo attenti, anche se ci è successo di Bastoni, noi siamo stati attenti alle dosi di allenamento che abbiamo fatto.

C’entra magari un po’ di tensione in queste cose, la voglia di esserci di questi ragazzi, che è totale, magari li fa andare oltre a qualche problemino che hanno pur di aiutare la squadra. Ma si ragiona in maniera corretta e seria. Anche io devo imparare come ci si comporta dentro queste tempistiche di lavoro e ho modificato qualcosa. E bisogna imparare cosa significa la responsabilità della nostra maglia. Lì per lì non la metti a fuoco, di volta in volta aumenta».

Il rigorista domani?

«Ne abbiamo tre bravissimi. Mi aspetterei per la personalità che ha che Jorginho si vada a prendere la palla. Me lo aspetto per la qualità di uomo, di specialista, sono sicuro che non si tirerà indietro. L’ho conosciuto personalmente solo in questi giorni qui e mi ha fatto un impressione incredibile. Dal punto di vista del far muovere tutta la squadra, farmi vedere quale sia la sua volontà di stare dentro questo gruppo, in queste partite. Lui è sempre stato presente, anche se non l’avevo convocato».

Dalla Macedonia alla Macedonia:

«E’ un lavoro quotidiano, ne abbiamo parlato. La Federazione ci ha dato la possibilità di unire di più i punti in cui ci lasciamo e ci ritroviamo con tecnologie nuove quindi è più facile creare l’unione del gruppo che aiuterà la squadra a giocare meglio. Domani sera conta solo quel risultato però. Si possono fare duemila discorsi ma poi bisogna andare a vincere questa partita e fare anche una buona prestazione. Perché spesso il risultato è figlio della prestazione».

Spalletti sul tifo all’Olimpico:

«Per me sarà bellissima qualsiasi atmosfera troverò in questo stadio qui. Rivedere l’Olimpico pieno con 54mila persone è una cosa che tocca solo a quelli fortunati come noi. E’ come quando entro in qualsiasi stadio e vedo una curva piena, come quando vedo un tramonto bellissimo o un quadro.

Per me vedere l’Olimpico pieno è come vedere l’arcobaleno. È una roba bellissima, per tutti i momenti emozionanti che ho passato su quella panchina. Dove abbiamo prodotto un calcio che trascinava il pubblico a nuovi slogan, poi abbiamo fatto risultati importantissimi. Poi come titoli non ne abbiamo vinti molti, ma il livello di calcio è un titolo di cui puoi godere sempre. Perché i bambini quando li incontri dall’altra parte del mondo, io ero con la tuta dello Zenit i bambini mi dicevano “Spalletti-Roma”. Quel calcio aveva provocato un messaggio indelebile nei bambini che amano e sono il nostro futuro. Quella può essere un’altra vittoria, quando anche dall’altra parte del mondo riconoscono la bellezza».

Spalletti sugli infortuni imprevisti:

«Siamo abituati a queste situazioni. C’è anche una fatica psicologica che intossica muscoli. A me piace vedere partite, stare sul divano, ruzzolare la palla, sono in controtendenza, spero ce ne siano ancora di più. Giocando tutte queste partite si rischia un po’ di essere in automatico, dipende però dall’automatismo, dalla cadenza. Non è detto che giocano diverse partita ci si infortuni per forza. È sempre la testa che determina».

Sulla pace fatta con Totti:

«Al Bambin Gesù invece è stato creato questo momento di vita davvero toccante. C’ero già stato con Francesco e sono stato felice di essere tornato a salutare i bambini. Ogni volta che ci vado mi sembra di donare uno e ricevere mille. Quando entriamo nelle stanze diventano con gli occhi di mille colori perché ti vedono come un supereroe ma sono loro che hanno il superpotere di donarti questa sensazione di amore. C’è bisogno di amore e di amicizia vera.

Per questo è stato ancora più bello fare quell’abbraccio in quella situazione. E’ stato un capitolo entusiasmante della mia storia da allenatore. Con lui ho fatto uno dei giri più belli su questa giostra da Lunapark che è il calcio. L’ho visto fare giocate e lo devo ringraziare per le giocate incredibili che mi ha fatto vedere. Per questo non ho mai smesso di abbracciarlo. Me le ricordo bene tutte quelle sul campo. Noi dipendiamo dalle qualità dei giocatori e io ho avuto tanti vantaggi ad avere allenato un calciatore come Totti».

Il modulo contro la Macedonia:

«La Macedonia è squadra di tutto rispetto. Non bisogna essere rigidi, ma elastici, nel calcio. Lo facciamo spesso. Elmas sa fare tutte e due le cose, può trovare verticalizzazioni nel gioco stretto. Ma dobbiamo avere sempre equilibrio. Se riusciamo a fare un allenamento dove il calciatore ha più piacere a svilupparlo viene anche meglio. Ma abbiamo fatto cose umane. Il gesto tecnico fa vedere quello che siamo, il contrasto e il duello vinto fa vedere dove vogliamo arrivare».

ilnapolista © riproduzione riservata