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De Laurentiis decadence: del magnifico ventennio cominciano a scorgersi le macerie

Il potere assoluto e un’accolita di signorsì sono un mix micidiale, fanno perdere il senso della realtà. È quel che è successo al signor Aurelio

De Laurentiis decadence: del magnifico ventennio cominciano a scorgersi le macerie
Aurelio De Laurentiis, produttore cinematografico e imprenditore italiano, fondatore, insieme al padre Luigi, della Filmauro, nonché presidente del Napoli all’Assemblea pubblica “Coesione Sud” organizzata dall’Unione Industriali di Napoli (KontroLab)

Come lo Sferisterio. Come il Mario Argento palazzetto della Napoli che fu. La presidenza De Laurentiis dal declino stinge alla demolizione. E chissà se lo si potrà rimettere in piedi. Come tutte le cose di questi anni voraci e veloci la decadenza è stata rapidissima. Dopo un ventennio di enorme crescita e di grande speranza per il futuro, per un Napoli capace di andare oltre la macchietta che ha sempre rappresentato nell’immaginario nazionale, a De Laurentiis è successo ciò che accade a chi per tanto tempo esercita un potere assoluto: ha perso il senso della realtà.

Una corsa disperata verso un burrone cantata e strombazzata dalla maggior parte della tifoseria, imbarazzata per la contestazione dell’anno precedente lo scudetto (#A16), che ha cantato un disastro come un new deal del calcio italiano. Napoli si conferma città fuori tempo, arriva sempre in ritardo.

Si fosse dedicato esclusivamente alla politica calcistica, probabilmente qualche risultato sarebbe stato portato a casa. Invece erano tutti bluff. Era un bluff il canale della lega. Era un bluff il boicottaggio della Supercoppa, che però continua. Si è passati da fuffose motivazioni geopolitiche (Gaza, Israele, spazio aereo) a stantie meline sugli stadi e sui campi di allenamento da usare non più di tre volte. Almeno ha silenziato gli ultras che in passato per molto meno riservarono contestazioni molto più rumorose e ficcanti. Senza dimenticare i famosi contratti validi nell’universo che a quanto pare, visti gli addii degli architetti dello scudetto, somigliano di più a 10 piani di morbidezza. Non sappiamo nemmeno se abbia poi realmente fatto causa a Spalletti.

Dal disastro politico, passiamo a quello sportivo. L’insipienza calcistica del patron, contornatosi da inermi assertori, gli ha fatto credere che bastasse mantenere la rosa intatta per continuare a darle di santa ragione a tutta Italia. E invece è successo che le cose che non ami, e che non capisci, alla fine presentano il conto alla tua inadeguatezza Cos’altro deve succedere? Non succederà nulla. Abbiamo visto anche un patetico remake del Borgorosso FC. Lo scudetto sulle maglie di questa squadra imbarazza. Non solo per le scellerate “non scelte” presidenziali, ma anche per la mestizia di un gruppo squadra che non è mai stata composta da uomini coraggiosi, bensì onesti lavoratori del pallone (Kvara ed Osi esclusi) che hanno vissuto una stagione di fede assoluta nel loro condottiero. Questo è stato il Napoli 2022-2023.

Non saranno i non rinforzi di gennaio a fare la differenza, non sarà un allenatore (fuori dal giro), accolto a Napoli sentimenti d’amore e disperazione, a fare la differenza. Il Napoli è un impero in decadenza da cui affiorano macerie. L’assolutismo societario ha imposto dogmi che fino a quando c’è stato qualcuno in società in grado di fare equilibrismi tra diktat e buonsenso ha fatto andare tutto per il meglio. Adesso i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Si morirà nel silenzio, nemmeno nella bellezza.

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