Senza le agevolazioni fiscali la Serie A è destinata a indebolirsi e impoverirsi, più di quanto non lo sia già in questo momento
Decreto crescita, senza l’aiuto fiscale il Napoli non si sarebbe potuto permettere il rinnovo di Osimhen. La Serie A ne esce indebolita.
Scrive Libero a proposito del decreto crescita:
Al netto delle considerazioni politiche e sociali, è evidente che senza l’aiutino fiscale la Serie A è destinata a indebolirsi e impoverirsi, più di quanto non lo sia già in questo momento. È stata proprio l’abilità nello sfruttare il Decreto Crescita a permettere a molti club di rimanere competitivi o addirittura di salire di livello: l’Inter forse non sarebbe arrivata in finale di Champions League l’anno scorso, così come quest’anno non avrebbe preso Pavard e soprattutto Thuram, che sta facendo sfracelli in coppia con Lautaro. Il Milan magari non avrebbe convinto Pulisic, Lotfus-Cheek e Chukwueze a firmare in estate, mentre il Napoli non si sarebbe mai potuto permettere il rinnovo di Osimhen, che al lordo sarebbe costato 20 milioni anziché una dozzina.
Gli sconti fiscali sugli stipendi dei calciatori provenienti dall’estero saranno pure “immorali” da un certo punto di vista, ma hanno consentito alle squadre italiane di spendere di meno o lo stesso, aumentando però la qualità della rosa. Venendo a mancare questo strumento – che prima sembrava destinato a essere prorogato per il calciomercato invernale, poi all’ultimo è saltato del tutto – è chiaro che i club dovranno rivedere le strategie e accontentarsi delle briciole.
Senza Decreto Crescita più chance per gli italiani.
La visione dietro l’abolizione del Decreto Crescita non è neanche sbagliata, perché al momento la Serie A è il campionato che usa di più gli stranieri (65% dei minuti) e quindi l’intenzione è di offrire maggiori possibilità agli italiani, meglio ancora se giovani e con un potenziale da Nazionale. Fonti di governo fanno sapere che è stato Matteo Salvini a imporsi in Consiglio dei ministri per evitare ulteriori sconti agli stranieri, definendoli «immorali». Sulla stessa lunghezza d’onda l’altro vicepremier, Antonio Tajani: «Era un principo e non è stata fatta una deroga per alcuni mesi».
A lungo termine è una scelta politica che potrà anche dare i suoi frutti, ma nell’immediato è oggettivamente un disastro per i club: non arriveranno più i Lukaku e i Thuram, così come non verranno più rinnovati a certe cifre i Leao, i Rabiot e gli Osimhen. L’unico motivo per il quale calciatori di tale livello hanno accettato di giocare in Serie A o di rimanerci risiede nei super stipendi offerti dai club grazie al Decreto Crescita.