Al Napolista: «I piccoli centri hanno il futuro nei prodotti delle loro tradizioni, nell’allevamento non intensivo, nel turismo meno frenetico»
Lo scrittore Erri De Luca è considerato un esperto montanaro ma è nato a Napoli: abbiamo allora cercato di disvelare le cause originarie della sua passione che ha espresso anche in opere come “Sulle tracce di Nives (Feltrinelli)” nel 2016.
Caro Erri, il tuo rapporto con la Montagna quando nasce?
“Mio padre mi portò sul Vesuvio, un giorno d’inverno. Forse voleva esorcizzare il futuro praticante di alpinismo usando un impatto severo. Certamente ebbi freddo, ma quella volta ho saputo che le montagne che da lontano sembrano inaccessibili, possono essere raggiunte a piedi fini a sporgersi dalla loro cima. Intorno c’era nebbia, nevischio, niente panorama, al suo posto c’era il vuoto del cratere. Da qualche punto del suo fondo saliva un fumo leggero, un odore di zolfo che ho poi ritrovato molti anni dopo sulla cima di un altro vulcano, in Ecuador. Poi ha contato per me che mio padre fosse stato soldato nel corpo degli alpini durante la sua guerra e che avesse riportato di quel tempo maledetto un sentimento di gratitudine per le montagne, un’altra specie di Alpi, dette Dinariche”.
Qualche giorno fa ad Agerola molte persone per camminare in silenzio con te: è una terra che hai frequentato da ragazzo?
“Non conoscevo Agerola finché non ho incontrato Luca Mascolo. Lui mi ha invitato e mi ha trasmesso un po’ del suo enorme affetto per il luogo e per i monti Lattari. Il Sentiero degli dèi scorre lungo terrazzamenti costruiti dal lavoro di generazioni che si sono abbarbicate al suolo guadagnandosi ogni metro di superficie coltivabile. Apprezzo certamente il panorama, ma apprezzo anche di più l’opera umana”.Che futuro hanno i borghi rurali: saranno anch’essi investiti dalla lunga marcia del denaro?
“I piccoli centri hanno il futuro nei prodotti delle loro tradizioni, rivisti con metodi moderni, ma con scrupolo di fedeltà per la qualità. Ha futuro l’allevamento non intensivo, un turismo meno frenetico che scopre la strepitosa varietà del retroterra della costiera. I giovani del posto fanno bene a imparare il mondo, ma poi devono sapere che il futuro è qui”.
“Non conoscevo Agerola finché non ho incontrato Luca Mascolo. Lui mi ha invitato e mi ha trasmesso un po’ del suo enorme affetto per il luogo e per i monti Lattari. Il Sentiero degli dèi scorre lungo terrazzamenti costruiti dal lavoro di generazioni che si sono abbarbicate al suolo guadagnandosi ogni metro di superficie coltivabile. Apprezzo certamente il panorama, ma apprezzo anche di più l’opera umana”.Che futuro hanno i borghi rurali: saranno anch’essi investiti dalla lunga marcia del denaro?
“I piccoli centri hanno il futuro nei prodotti delle loro tradizioni, rivisti con metodi moderni, ma con scrupolo di fedeltà per la qualità. Ha futuro l’allevamento non intensivo, un turismo meno frenetico che scopre la strepitosa varietà del retroterra della costiera. I giovani del posto fanno bene a imparare il mondo, ma poi devono sapere che il futuro è qui”.
Arrampichi ancora?
“Pratico assiduamente la scalata e i relativi allenamenti, sono la migliore educazione fisica che ho incontrato. È un’attività che si può imparare tardi e continuare a praticare in età assai avanzata”.
“La cima finalmente. È il più certo dei limiti sul quale metti i piedi. Non so cos’è per un prigioniero il giorno di fine pena, cos’è per un malato l’arrivo dell’alba, cos’è per uno scrittore l’ultima parola del suo libro, ma deve somigliare alla cima, la promessa mantenuta al ragazzino che strepita in ognuno di noi (Erri De Luca 4 agosto 2022)”.
Vincenzo Aiello ilnapolista © riproduzione riservata