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Il calcio è il terreno di coltura della mascolinità tossica, cresce ex giocatori disfunzionali (Guardian)

In Inghilterra tiene banco l’ennesima uscita di Joey Barton, “ma lui è solo il sintomo di un mondo malato, non un caso isolato”

Il calcio è il terreno di coltura della mascolinità tossica, cresce ex giocatori disfunzionali (Guardian)

In Inghilterra si continua a discutere dell’ultima uscita – stavolta misogena – di Joey Barton. Uno che da giocatore, poi da ex giocatore, da allenatore e da ex allenatore, ha fatto di tutto per farsi odiare riuscendoci sempre benissimo. Potrebbero ignorarlo, ma il punto non è tanto Barton in sè – scrive Jonathan Liew sul Guardian – ma ciò che rappresenta. Il sintomo di una società tossica, e di un calcio sempre maschilista nonostante le apparenze,

“Adesso basta – scrive l’editorialista – Questo è un problema maschile e, ad essere onesti, gli uomini si sono sottratti per troppo tempo dal loro dovere. Ed è specificatamente un problema calcistico“.

“Fin dai suoi albori, il calcio è sempre stato il terreno di coltura di mascolinità ferita e distrutta, concepito fin dai primi principi come un luogo in cui gli uomini si riuniscono per esibirsi e mettersi alla prova. Dove i vincoli e i compromessi della società più ampia non si applicavano. Dove la mascolinità dichiarata è sempre stata premiata piuttosto che tenuta a freno. E sebbene oggi il calcio sia più diversificato di quanto non sia mai stato, e sia uno spazio più sicuro per le donne di quanto non lo sia mai stato, quella cultura persiste; nel forum dei fan, nella sezione dei commenti dei giornali, nell’ingiunzione legale che protegge l’identità dell’ultimo calciatore accusato di violenza sessuale”.

Liew scrive che “l’ex calciatore, gettato senza troppe cerimonie dalla giostra, i valori e le certezze che lo hanno aiutato a prosperare in questo mondo ora offrono ben poca protezione. Forse è per questo che tanti ex calciatori finisco con l’essere vulnerabili alle truffe finanziarie o alle teorie del complotto, convinti che quella stessa essenza speciale che li ha liberati dalle catene della società possa aiutarli a farlo di nuovo”. Insomma, alcuni sono impreparati a comportarsi come persone normali.

“Perché Barton dovrebbe provare a cambiare marchio? Nascondersi sotto il manto del populismo tradizionale di estrema destra? Forse la domanda più centrata è: perché non dovrebbe? Questo è un uomo la cui sete di controversia e di attenzione è stata assecondata e incoraggiata in ogni momento: spesso da media in gran parte borghesi per i quali la capacità di citare frammenti di biscotti della fortuna di Nietzsche o Viktor Frankl era interpretata come una sorta di nobile redenzione. Ricordate i tentativi concertati circa dieci anni fa di riposizionare questo criminale condannato come una sorta di intellettuale monello incompreso? Il contratto del libro, la copertura leziosa, la romanticizzazione del suo passato violento, l’invito al Question Time”.

Quindi ok, “ignora assolutamente Barton se devi, se ti aiuta a superare la giornata. Ma per lo stesso motivo qui sta accadendo qualcosa di veramente sinistro, un movimento di raccolta di giovani disamorati incoraggiati dal nostro attuale momento politico, di cui Barton è solo un sintomo opportunistico”.

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