I giornalisti fanno tenerezza. Viene nostalgia di Frajese o Delio Rossi. Meglio concedere tre minuti pannelliani ai tecnici, senza domande
Il giornalismo tappetino dei post-partita, bullizzato dagli allenatori (ieri anche Mazzarri)
Provocano una stretta al cuore i post-partita del campionato di Serie A. Almeno per chi ha ancora a cuore le sorti del malandatissimo giornalismo. Sono momenti che grondano imbarazzo, bisogna andare a prendere il Mocio per asciugare. Con allenatori cui vengono stesi tappeti rossi. Chessò arriva un tecnico dopo una sconfitta per 9-1 e la prima domanda è sulla meravigliosa azione che ha portato a quella rete che resterà scolpita per sempre nel firmamento del calcio mondiale. La responsabilità ovviamente non è dei poveri colleghi. Le tv vivono in simbiosi con i club. Se si dà fastidio alle società, è terminato il lavoro o almeno un certo tipo di lavoro che è molto seguito dai tifosi. I tifosi pretendono l’asservimento. E tant’è.
Il risultato però è inguardabile. Sembrano film involontariamente comici. Arriva quest’uomo (l’allenatore) che è più o meno intoccabile. E – tranne qualche fisiologica e lodevole eccezione – si fa di tutto per non farlo innervosire. Ogni tanto sale una profonda nostalgia per Delio Rossi che un giorno rispose a modo suo a Ljajic che lo mandò a quel paese. Altrimenti si dovrebbe tornare al mitico Paolo Frajese che prese letteralmente a calci nel culo il guastatore Paolini.
Ieri anche Mazzarri (giustamente dal suo punto di vista) ha dato vita allo show dell’arroganza che piace tanto ai tifosi. “Si è fatto rispettare”, avranno pensato i supporter del Napoli. Lui sì, a Dazn molto meno. Ha cominciato contestando la prima domanda. «Parliamo della partita» e poi si è lamentato della mancanza di immagini che documentassero il pestaggio di Kvara senza conseguenze arbitrali. Se l’è presa anche con l’ufficio stampa del Napoli reo di non aver segnalato per tempo le immagini a Dazn.
Avrà avuto anche ragione, in fondo Mazzarri ha fatto il proprio lavoro. Del resto altri fanno persino peggio, quindi si è adeguato. Il problema è che dall’altra parte non c’è stata alcuna reazione. Mai. Un continuo balbettio. Ora la domanda è: non si possono eliminare i post-partita? Magari sostituirli. Si potrebbe pensare a uno spazio libero concesso all’allenatore. Tre minuti in cui il tecnico arriva e dice quel che gli pare. Uno spazio pannelliano. Senza domande. Senza quello strazio di vedere adulti intimoriti e balbettare prima di chiedere: “beh certo una sconfitta per 9-1 non è proprio il massimo della vita”. Secondo noi lo spazio autogestito sarebbe una rivoluzione. Metterebbe fine a una finzione che non ha più alcun senso. Non c’è più spazio per un confronto tra il giornalismo e i protagonisti del calcio giocato. Non viene più concepito dagli attori (che siano presidenti, allenatori e calciatori) che non come un rito di genuflessione.
Finiti i tre minuti, da studio i giornalisti sarebbero liberi di smontare e fare a pezzi la versione fornita dal tecnico. Sarebbero tutti più contenti, anche e soprattutto i telespettatori.