ilNapolista

Il Manchester United fuori dalla Champions e dall’Europa, il fallimento di Ten Hag

Sconfitto in casa dal Bayern Monaco e non va neanche in Europa League. Disastro per l’allenatore che caccia i giornalisti sgraditi

Il Manchester United fuori dalla Champions e dall’Europa, il fallimento di Ten Hag
Manchester United's Dutch manager Erik ten Hag gestures on the touchline during the English Premier League football match between Manchester United and Brentford at Old Trafford in Manchester, north west England, on October 7, 2023. (Photo by Darren Staples / AFP)

Il Manchester United fuori dall’Europa, il fallimento di Ten Hag.

Brutta batosta per lo United che è fuori sia dalla Champions che dall’Europa League. Lo United di Ten Hag ha perso in casa contro il Bayern Monaco mentre il Copenaghen ha battuto il Galatasaray e ha conquistato il secondo posto nel girone (vera sorpresa di questi gironi di Champions). Lo United è finito quarto. A questo punto la posizione del tecnico olandese è a rischio. Una brutta batosta per il guru che mette i calciatori fuori rosa e banna dalle conferenze stampa i giornalisti sgraditi (anche se formalmente usano altre formule: non hanno chiamato il club per avere la versione dello United). Continua la maledizione del post Ferguson per una squadra che non riesce a guarire.

L’Inter ha pareggiato 0-0 con la Real Sociedad e chiude il girone al secondo posto.

ANCHE FERGUSON CACCIAVA I GIORNALISTI. MA LUI AVEVA POTERE, TEN HAG NO

“Quelli che utilizzano lo strumento schietto del controllo mediatico lo fanno sulla base di una presunta dinamica di potere che, con il suo attuale curriculum e l’attuale posizione del Manchester United, semplicemente Erik ten Hag non ha“. E così il Telegraph distrugge in tre righe il tecnico dello United che ieri ha impedito ai giornalisti di Sky Sports News, Daily Mirror, Manchester Evening News e Espn di partecipare alla conferenza stampa prima del match con il Chelsea.

Secondo Sam Wallace è stata “una mossa sbagliata”. Anche solo per il fatto che così “il tormentato Ten Hag ha trasformato una storia di un giorno in una saga di lunga durata con il potenziale per diventare ancora più tossica”.

Un a mossa che “sembra essere scaturita dal desiderio di un manager di riprendere il controllo, e non si può biasimarlo per averlo voluto. Eppure questa è una battaglia che lui e il club avrebbero fatto meglio a evitare”.

Wallace ricorda che anche Sir Alex Ferguson lo faceva, quella era “un’era piuttosto ingloriosa, tutto sommato, in cui giornali e giornalisti – me compreso – avrebbero fatto meglio a stare insieme. Tuttavia, l’approccio di Ferguson dei primi anni 2000, prima della rivoluzione digitale dei media tradizionali, prima dei social media e prima dell’avvento del calciatore come mini-corporazione a pieno titolo, è del tutto ridondante nel panorama moderno“.

“Per il ‘vecchio’ erano una cruda dimostrazione del suo potere. Era il più grande spettacolo in città e quindi ai media – nazionali e locali – piaceva essere nella stanza quando parlava. Avevano poco voglia di portare avanti una battaglia più lunga con lui. Per Ten Hag non esiste questa certezza”.

E Wallace ricorda che quello che era un altro mondo, in cui “le conferenze stampa del venerdì per i giornalisti si svolgevano in una piccola stanza accanto alla vecchia reception di Carrington senza telecamera. Con recriminazioni, imbronciamenti, colpe, discussioni, linguaggio volgare, e questo già prima che arrivasse Ferguson. Dopo sarebbe peggiorato molto”.

Ferguson bandiva i giornali perché sapeva che avrebbe potuto farla franca. Per una questione di rivalità sapeva che i giornali non si sarebbero sostenuti a vicenda. Inoltre, Ferguson sembrava una presenza eterna”. Insomma, i giornali facevano “pippa”, come si dice a Roma. Abbassavano la testa e amen. Almeno fino al maggio 2002, con il famigerato sfogo “Voi siete dei fottuti idioti”. “Diversi giornali, compreso questo, decisero di pubblicare integralmente le parole di Ferguson. Le generazioni precedenti di inviati che conoscevano meglio Ferguson avrebbero semplicemente sospirato e lasciato perdere, ma per quelli di noi della nuova generazione, l’atteggiamento era cambiato. Da quel momento in poi Ferguson fu notevolmente più attento a ciò che diceva e faceva”.

Wallace racconta che lui stesso fu stesso è stato “bannato”, nel 2004, e non con un comunicato, ma la misura gli fu “consegnata con moderati livelli di rabbia da Ferguson accanto al nastro trasportatore dei bagagli all’aeroporto di Lione durante una trasferta di Champions League. Probabilmente sarebbe stato uno dei pochi eventi della mia carriera che mi avrebbero chiesto di raccontare tra vent’anni”.

Alla fine Ferguson comprese il potere. Sapeva quando maneggiarlo o quando fare finta di essere ascoltato con simpatia. L’errore di Ten Hag è stato prendere la cosa sul serio e trasformare una piccola storia in una grande”.

ilnapolista © riproduzione riservata