Kvara non salta mai più un avversario che è uno. Osi il meraviglioso FuriOsi oggi non si regge in piedi. Urgono scelte forti
FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA 14° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2023-24
Epico scontro ideologico fra due autentici monumenti dell’acume politico nazionale.
“La Juve ha vinto rubacchiando”.
Sentenzia l’autorevolissimo presidente del Senato Mefisto Gnazzio da Paternò, in una breve pausa, impegnato com’è, a sistemare un figlio di qua e a interrogare, assolvendolo, un altro figlio di là.
Sì ha usato proprio questo termine: “rubacchiando”.
Parola che lui, dopo l’inchiesta Report, farebbe meglio a evitare.
Immediata replica del signor De Girolamo, nonostante abbia un gran da fare anche lui.
Deve vedere dove piazzare sta scrotoclasta di mogliera che le ha tentate tutte ma non ne ha azzeccato una.
Prima ministra, poi soubrette, poi conduttrice.
Niente, un disastro.
Disastri che per loro fortuna hanno sempre strappato laute buste paga.
Ha un gran da fare il Boccia.
Gli hanno detto che si è liberato il posto della Venere ignuda a Ciao Darwin, programma simbolo del patriarcato imperante. (Altro che una virgola sulla guancia di un giorno e via.)
E c’è concorrenza.
Ma il piddino trova comunque il tempo per replicare, da Presidente Juve Club Parlamento.
“Quella interista è una comunità che non si vergogna di avere nel loro albo uno scudetto che non hanno mai vinto e La Russa ne è il degno rappresentante. Nonostante quel titolo, loro non sono ancora alla seconda stella mentre noi miriamo alla quarta”.
Altissimi momenti di confronto politica che questa classe dirigente di tanto in tanto ci regala. Che meraviglia!
La partita di Monza si decide nel recupero.
La Vecchia raggiunta al 92′, segna il gol della vittoria al 94′ con Gatti.
E’ l’anno giusto?
Certo è che se la vedrà fino alla fine (già) con i Cinesi.
I segnali ci sono.
Il serbo sbaglia il rigore. Segna subito dopo il francese.
Conta poco se poi in campo s’è visto solo una squadra.
Cioè il Monza.
L’importante è segnare un gol più dell’avversario.
E’ la giornata del gol di chi i gol non li fa mai.
Jovic per i Diavoli.
Bertrand per gli Stilnovisti.
Boccata d’ossigeno per i rossoneri dopo le batoste europee, contro una squadra – tra l’altro – che gioca bene a pallone.
Tante buone notizie per una serata tutto sommato tranquilla. Theo responsabilizzato e dominante nell’insolito ruolo di centrale.
Il ritorno di Bennacer.
E – come detto – il gol di Jovic.
Una partita che non finisce mai al Dacia.
Un autentico spettacolo deciso all’ultimo istante.
Alla fine un pari allo scadere, che per il momento salva Baroni.
Avessi avuto la metà del culo che ha Mou, chissà la carriera che avrei fatto. Imprecazioni sporadiche.
Al Mapei i ceramisti dominano incontrastati.
Poi la svolta. Al 62° rosso a Boloca migliore in campo.
I Sangue Oro si ricompattano ed è rimonta.
Mou gongolante e incredulo, non sa più cosa inventarsi.
Allora, via. Conferenza stampa in portoghese.
Il big match del Maradona ha il sapore acre di un passaggio di consegne.
Risultato troppo severo per un Napoli concentrato e volitivo che domina per una buona mezz’ora.
Ma il calcio è fatto di episodi.
Traversa di Polinapoli. Miracolo di Sommer sullo Zircone macedone.
Poi il gol del turco.
Viziato da un plateale placcaggio del Toro su Charlie Brown.
L’arbitro Massa non era a dieci metri come Orsato nell’iconico episodio-Pjanic.
Era a tre metri. Troppo vicino per vedere.
Poi un altro miracolo di Sommer che nega a Kvara il pareggio meritatissimo.
E che avrebbe probabilmente innescato una partita diversa.
Invece c’è il raddoppio di Barella.
Anche qui evento immediatamente successivo a un fallo da rigore su Osi non rilevato.
E’ l’anno dei cinesi.
Risultato duro. Risultato amaro.
Perché i progressi ci sono.
Si nota evidente il lavoro nella testa del gruppo del nuovo tecnico.
Ma è nel fisico che la squadra mostra di essere a terra.
E chissà, forse anche più del disastroso cambio di panchina, il disastro vero, quello più evidente, è stato il passaggio di consegna fra i preparatori.
Altra considerazione.
Le stelle della scorsa stagione.
Le vere autentiche sorprese dell’anno magico, quelle che mezzo mondo ci invidiava, oggi non brillano più.
Kvara non salta mai più un avversario che è uno.
Osi il meraviglioso FuriOsi, il nero cavallo di Nigeria oggi non si regge in piedi.
Urgono scelte forti.
A partire probabilmente anche dal 433, a questo punto.
Perché la squadra appare troppo fragile, lì dietro, se pressata.
Restano ancora tre obbiettivi.
Supercoppa, Coppa Italia e soprattutto Champions, per fare bella figura.
C’è ancora domani.