Intervista al re della finanza: «L’Europa è un monopolio naturale, non c’è spazio per due supertornei. Occhio alle parole di Ceferin: “il calcio non è in vendita”»
La Superlega non nascerà, l’Europa ha già il 70% dei proventi del calcio col 30% di pubblico (Gordon Gekko)
Stamattina c’è stata la sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla Superlega ed è partita la corsa alle interpretazioni e noi con gli altri abbiamo cercato di farci un’idea reagendo istintivamente alla notizia. Poi, posata la sabbia, abbiamo attivato la parte razionale del cervello e chi siamo detti: follow the money. E allora aspettiamo l’alba newyorkese per chiedere a Gordon Gekko che esordisce:
“mi stai chiamando per la sentenza della Corte, vero?”
Ciao Gordon l’hai già letta?
“Non occorre, ci può solo essere scritto che chiunque può farsi il suo torneo di calcio, è un principio di carattere generale”.
E allora come fai a sapere?
“Ho sul monitor i rialzi fuori linea delle azioni dei club di calcio”.
Questa sarebbe stata la seconda domanda. È un momento buono per investire?
“È il momento peggiore. I mercati, come fanno di solito, stanno reagendo di pancia. Provano ad anticipare le evoluzioni di prezzo prendendo posizione, ma sbagliano, e il bello è che lo sanno. Daniel Kahneman, uno psicologo comportamentale, ha vinto un Nobel in economia spiegando questo fenomeno, l’ha chiamata Prospect theory. I fondamentali delle società di calcio non sono impattate in alcun modo dal questa sentenza”.
Torniamo alla sentenza allora. Andiamo verso la Superlega?
“Lo trovo improbabile. Il calcio europeo è un tipico caso di monopolio naturale. Sul mercato non c’è spazio per due supertornei così come non c’è spazio per due reti elettriche. Ma se questo è vero nel perimetro europeo, non vale su quello globale. Mi pare evidente ci sia spazio per una coppa del mondo per club. E mi risulta che i lavori siano in corso”.
Parli del mondiale Fifa.
“Parlo dei sauditi. Non perdete di vista i numeri. Oggi il calcio professionistico mondiale fattura circa 56 miliardi di dollari l’anno. Il 70% di questi finisce nelle tasche di club europei (non a caso se voglio entrare nel settore fino a qualche anno fa potevo solo comprare una squadra in Europa). Ma appena il 30% dei tifosi globali è europeo. Il resto del mondo dispone del 70% dei paganti (alla fine l’abbonamento lo paga il telespettatore) ma raccoglie solo il 30% dei proventi”.
Quindi è una questione di mercato?
“È una questione di potere, e di soldi. Non a caso nella sua unica, finora, dichiarazione ufficiale Ceferin ha detto per ben due volte: il calcio non è in vendita”.
È rivolta ai sauditi?
“Mi spiace, ma devo andare, sta aprendo il Nyse”.