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Napoli, i responsabili sono coloro che pensavano che bastasse il copia incolla (da De Laurentiis in giù)

Garcia ha numeri decisamente migliori di quelli di Mazzarri ma non è colpa né di Garcia né di Mazzarri

Napoli, i responsabili sono coloro che pensavano che bastasse il copia incolla (da De Laurentiis in giù)
24 October 2023, Berlin: Soccer: Champions League, 1. FC Union Berlin - SSC Napoli, group stage, group C, matchday 3, Olympiastadion, Napoli's coach Rudi Garcia puts on his coat before the start of the match. Photo: Andreas Gora/dpa (Photo by Andreas Gora / DPA / dpa Picture-Alliance via AFP)
Napoli, i responsabili sono coloro che pensavano che bastasse il copia incolla (da De Laurentiis in giù)
Come volevasi dimostrare: il cambio di guida tecnica non solo non ha migliorato le cose (cosa questa che accade quasi sempre, dal momento che otto volte su dieci l’esonero dell’allenatore a stagione in corso non ha mai portato a nulla di concreto…) ma le ha addirittura peggiorate, in quanto il Napoli, dopo l’avvicinamento in panchina, è scivolato dal quarto al settimo posto e ha visto aumentare il distacco dalla prima del 70% (da dieci a diciassette). Se Garcia è stato esonerato dopo aver perso la quarta partita in sedici gare (il 25%), per coerenza ed onestà intellettuale andrebbe mandato via a anche Mazzarri che ne ha già perse cinque su otto (il 62,50%)!

Eppure la “colpa” non è di Mazzarri, così come, contrariamente a quanto pensava la stragrande maggioranza dell’ambiente partenopeo, non era nemmeno di Garcia.

La “colpa” è di tutti coloro (società, giornalisti, opinionisti, tifosi, etc) che erano convinti che questa squadra, che di fatto si era già notevolmente involuta da aprile scorso, si sarebbe potuta ripetere, che sarebbe bastato confermare la quasi totalità della rosa dello scorso anno per restare competitivi, non capendo che l’anomalia del Mondiale invernale aveva di fatto favorito il Napoli (con soli cinque calciatori impegnati nelle rispettive selezioni nazionali e tutti rientrati alla base quasi subito e con la presenza in panchina di un allenatore che è un maestro nelle partenze di stagione e che ha tratto un indubbio vantaggio da un campionato di fatto diviso in due tronconi e, quindi, con una “doppia partenza”) e svantaggiato tutte le altre.

Non si è capito (o non si è voluto capire) che le possibilità che Osimhen (dopo tre anni a Napoli, dopo uno scudetto e un titolo di capocannoniere, con le sirene saudite nelle orecchie, con una lunga e difficile trattativa in corso per il rinnovo e nell’anno della Coppa d’Africa) si fosse ripetuto erano ridotte al lumicino; e lo stesso dicasi per Kvaratskhelia, che dopo l’entusiasmante stagione scorsa si sarebbe aspettato un adeguamento di contratto che invece non c’è stato, per Anguissa, anch’egli “distratto” dalla Coppa d’Africa e che, dopo essersi decurtato l’ingaggio per restare a Napoli, si aspettava un riconoscimento dopo la vittoria dello scudetto, per Zielinski, con il contratto in scadenza, per Elmas, Zanoli, Gaetano e Zerbin che in estate avevano la possibilità di andare via e poter giocare (e guadagnare) di più altrove e invece sono stati trattenuti contro voglia, per Lobotka, che senza un allenatore, come Spalletti, che ha sempre esaltato la figura del regista, difficilmente si sarebbe potuto ripetere, per Simeone, Raspadori e Ostigard, che dopo la sosta per il Mondiale sono stati utilizzati col contagocce e quindi rattrististi, etc.

Invece tutti, dal Presidente (che non ha fatto altro che assecondare i desiderata della piazza di trattenere tutti o quasi gli “eroi dello scudetto”) in giù, obnubilati dalla vittoria del campionato, erano convinti che sarebbe bastato fare il “copia e incolla” per ripetersi e aprire un ciclo di vittorie…
Nello stadio della squadra ecuadoregna dell’Indipendiente del Valle, campeggia la seguente scritta: “Qualcuno pensa che al gioco del calcio si giochi con i piedi. Sono gli stessi che pensano che al gioco degli scacchi si giochi con le mani”.
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