Il quotidiano dei vescovi: “Di turismo si vive, ma si può anche un po’ morire quando un luogo si converte totalmente al mercato e mette all’incanto la propria storia”
![Napoli ora è un pacchetto turistico, sta diventando uno scenario sempre più artificiale (Avvenire) Napoli ora è un pacchetto turistico, sta diventando uno scenario sempre più artificiale (Avvenire)](https://www.ilnapolista.it/wp-content/uploads/2023/12/2SAL-Pizza-Fritta_01.jpg)
Napoli è diventata un pacchetto turistico, una grande vetrina con la merce di sempre.
Angelo Scelzo su Avvenire di ieri ha scritto un interessante editoriale sul fenomeno turistico di Napoli. Analisi così titolata: «Napoli “milionaria” col turismo. Ma al Sud Rinascimento lontano».
Scelzo ha ricordato il boom turistico della città dopo il Covid ma anche le contraddizioni di Napoli, i suoi endemici ritardi sottolineati sia dal Rapporto Svimez sul Mezzogiorno, “una puntuale radiografia sullo stato di salute di una parte importante del Paese” sia dalla “classifica, pure questa annuale, dell’indice di vivibilità delle città italiane. Subito il responso su Napoli, numero 105 in classifica. Solo a Foggia e a Caltanissetta si vive peggio”.
Ecco il finale dell’articolo di Avvenire.
Dopo le sofferenze e la stasi del Covid, il turismo si è insediato, anzi ha di fatto “occupato” la città, staccando certo il biglietto d’ingresso, ma pretendendo anche diritti non dovuti. Quelli d’immagine per cominciare, tanto che Napoli via via si è trasformata in uno scenario sempre più artificiale, una grande “vetrina” con in mostra la merce di sempre, ma sistemata con la cura di chi da qual negozio attende grandi profitti. Grigia e malmessa nei giorni ordinari, quasi invivibile per la sua gente, il turismo ha portato in dono per Napoli l’abito della festa. Una città dai due volti? Non due, ma, come cantava Pino Daniele, “Napul’ è mill culure”: mille e forse più, eppure unica perché anche sotto l’assedio di visitatori che vanno ora a scovarla come un oggetto misterioso, la città riesce a restare sé stessa.
Di turismo si vive, ma si può anche un po’ morire quando un luogo si converte totalmente al mercato e mette all’incanto finanche la propria storia. Napoli, come tutto il Mezzogiorno, ha corso e continua a correre un tale pericolo perché si usa proprio il turismo non come opportunità, pur utile e vantaggiosa, ma come la manna improvvisamente caduta dal cielo a decretare una volta per tutta il riscatto di un territorio. Per Napoli è stato come se a un tratto alle bellezze della città si fosse tolto l’embargo perché occorreva, alla fine, il loro apporto per far quadrare conti che non tornano. La realtà è dura, ma l’immagine può sempre attutirla. Il punto è proprio questo: è l’immagine ora il vero investimento al quale, per il tramite di un turismo spesso “mordi e fuggi” Napoli si è votata, lasciando in piedi e irrisolte le sue contraddizioni. Una delle quali continua a essere sotto gli occhi di tutti, la Napoli travisata e tradita, lasciata in balia di un’immagine accattivante e distorta, fondata, come estremo paradosso, su un fascino indubitabile ma utilizzato a un ribasso quasi umiliante.
È difficile non vedere come l’immagine posticcia di questa Napoli ritrovata sia stata elevata a sostanza. Si è dato vita all’ennesimo “Rinascimento napoletano”, uno slogan ormai sciupato, in parte costruito sul fragile impianto di scorci della città disseminati come spot promozionali in una serie di fiction e docufilm allestiti uno dopo l’altro. Questi riflettori puntati su Napoli possono certo aiutare la città, farla conoscere, promuoverla; e il grande interesse degli audiovisivi presenta occasioni, se d’autore, da non trascurare. Ma c’è in giro molta paccottiglia, e anche i fenomeni di violenza finiscono per avere spazio, se non consensi, in un immaginario che pretende di rappresentare la cosiddetta “città verace”.
La realtà è che la città fa solo da sfondo senza mai occupare il centro della scena, vittima ancora dei suoi cliché e di una nuova ondata di luoghi comuni. Ieri l’innocente cartolina con il pino e il Vesuvio sullo sfondo, la chitarra e il mandolino, oggi l’inesauribile caleidoscopio d’immagini che solo Napoli può produrre. Qui, dove il colore, in tutti i sensi, prende spesso la scena, la vita è un palcoscenico, ma solo per finzione. Napoli, pur con tutti i suoi mali, vale infinitamente più di un “pacchetto turistico”. Accanto alle cifre, quando si parla di turismo, occorre tener presente, per Napoli e il Meridione, un quadro d’insieme difficile da mettere a fuoco. Ma ancora più difficile da ignorare. Troppi passi falsi hanno rallentato un cammino giunto ora al suo punto di svolta. E senza più alibi da mettere in campo.