Mazzarri faceva tenerezza, quantomeno ci ha provato. Scrivere ancora di Natan non ha senso. Elmas è stato la grande illusione
Le pagelle di Napoli-Inter 0-3 a cura di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia.
MERET. L’Imperatore Aurelio gira l’ultimo, fatidico ciak del suo annunciato e fantozziano cinepanettone di quest’anno, “Scudetto addio”, e ti confesso, Ilaria, che neanche quando il Macedone del Nord ha scagliato quella cagliosa contro Sommer oppure quando Na-Politano ha trafitto il legno alto ho avuto la sensazione che stasera potessimo battere l’Inter. L’odore della vittoria lo percepisci a prescindere e il Napoli non ce l’aveva addosso. Altro che l’arbitraggio massese, comodo capro espiatorio per l’Orologiaio Matto e tutto il resto. Il giovane Meret, poi. Massì spariamo un’altra volta sul povero pipelet: i suoi piedi sono stati oggettivamente disastrosi nella famigerata costruzione dal basso – 5
Io, invece, ho pensato che ce la potessimo fare. Abbiamo avuto almeno tre occasioni gol su cui siamo stati sfortunati a trovare di fronte Sommer, mentre l’Inter al primo nostro errore ha saputo fare gol. Quanto a Meret, l’unico gol su cui non mi è piaciuto per niente e che avrebbe potuto evitare è il terzo, ma ormai la frittata era fatta. Deprimente la scena in cui butta fuori il pallone sulla diagonale che Natan ha rischiato di non chiudere – 5
DI LORENZO. Con lo statico palindromo brazileiro a sinistra (superfluo e talvolta dannoso come Giovannino Gesù), l’Eurocapitano deve faticare il doppio se non il triplo. E così nel secondo tempo scoppia o quasi. Umanamente comprensibile – 5
Nel primo tempo contrasta bene Dimarco, poi cala in modo vistoso. Sbaglia anche qualcosa nella costruzione da dietro. C’è anche da dire che uno non è che può giocare all’infinito senza mai rifiatare, Fabrizio, lo abbiamo detto più volte – 5
RRAHMANI. Altri tre gol subiti stasera (e un altro annullato per qualche millimetro) e la certezza ormai che la difesa è un colatoio senza limiti, condannato a grondare acqua ancora. Stasera in confronto ad Amir, l’anziano Acerbi, ripeto Acerbi, pareva Giacinto Facchetti. E ho detto tutto – 4,5
Resta ad ammirare Thuram mentre gli passa davanti. Finché il Napoli tiene bene le misure in campo Amir regge, appena il Napoli si scolla un po’ risalta la sua incapacità a tenere unita la difesa – 4,5
OSTIGARD. Pur rimanendo sotto la sufficienza per le cappellate su due dei tre gol meneghini, il calvo vichingo almeno è più deciso del molle Rrahmani – 5
Un buon primo tempo, poi nel secondo sparisce e si fa sorprendere da Barella. Male anche sul gol di Thuram. Al 65′ salva la squadra su una palla insidiosa – 5,5
NATAN. Scrivere ancora di lui non ha senso. Basta – 4,5
Due belle palle per Osimhen, poi una prateria sconfinata aperta alle incursioni dell’Inter. Si perde Calhanoglu e sbaglia su Barella. A sua discolpa c’è da ricordare che gioca fuori ruolo – 4
ZERBIN dall’86’. I dettagli laterali mi hanno sempre affascinato Ilaria ed è per questo che vorrei fare una sola domanda (quelle che contano andrebbero fatte ad Adl) all’uomo degli orologi: che senso ha far entrare Zerbin all’86’ sullo zero a tre? Così giusto per capire il suo stato confusionale – senza voto
Senza voto.
ANGUISSA. In quei venti minuti del Napoli del primo tempo, intensi ma senza produrre frutto, Zambo ritrova la sua felice ossessione per aggredire la pelota, indi si rimette a camminare, talvolta svagato. Ne approfitto per un inciso, che vale per tutti non solo per Anguissa: stasera, oltre all’arbitraggio di Massa, l’altro capro espiatorio del populismo filo-aureliano è la preparazione atletica di quest’estate garciana. Credo sia una falsa questione. I danni decisivi li ha provocati la sciagurata e crepuscolare gestione presidenziale del post-tricolore: era tutto chiaro da giugno, ahinoi – 5
Molto bene nei primi 20 minuti, poi inizia a commettere diversi errori. In ritardo anche lui su Calhanoglu – 5,5
LOBOTKA. Quanta tenerezza suscita l’amato Lobo: fa il difensore, il mediano, l’architetto. Tra i pochissimi a salvarsi – 6
Anche lui non riesce a fermare Calhanoglu, ma in questo caso è perché subisce un fallo da Lautaro che nessuno pensa di sanzionare – 5,5
ZIELINSKI dal 74’. Quasi venti minuti anonimi, senza dare scosse – 5
Senza voto.
ELMAS. La mediocrità dei compagni fa risaltare ancora di più la sua condizione pimpante. Del tiro abbiamo detto e questo è – 6
Elmas: la grande illusione che il Napoli potesse fare il partitone – 5,5
LINDSTROM dal 74’. S’inventa un’occasione da sinistra, lo stesso lato del Che Kvara, ma resta l’acquisto più sfocato, un vero spreco, di questa estate di bagordi, illusioni e vane ambizioni – 5
Sì, l’invenzione, ma senza finalizzarla è ben poca cosa – senza voto
POLITANO. Il Napoli gioca tanto a destra e Na-Politano fa cose giuste e cose sbagliate (una marea di cambi gioco errati e poi la palla regalata per lo zero a due) epperò è utile ribadire un antico pensiero: quando una squadra disperata s’aggrappa a Na-Politano è il sintomo che la malattia è grave. Molto – 6
Fa sempre la stessa identica cosa: punta l’avversario e ci va a sbattere contro. Peccato per l’occasione gol mancata – 6
RASPADORI dal 68’. Giacomino viene risucchiato dall’ennesima serata cupa al Maradona – 5
Un ingresso inutile, come accade troppo spesso – 5
OSIMHEN. Per fortuna che un paio di volte la sua testa è salvifica in difesa. Per il resto rarissime volte viene servito decentemente e così anche Victor Victoria finisce all’inferno – 5,5
Al netto dei gol che non realizza, Osimhen svolge un lavoro prezioso: fa pressione alta anche sul portiere e costringe l’Inter a buttare via palle – 5,5
KVARATSKHELIA. Ecco il vero bersaglio del populismo, se non plebeismo, che oggi osanna senza ragione il Divo Aurelio. Epperò anche nel giorno in cui il Napoli si scuce del tutto il tricolore dalla maglia, il Che Kvara assicura almeno tre guizzi potenzialmente decisivi – 6
Difficile per uno come lui riuscire a incidere se i terzini sono finiti – 5
MAZZARRI E DE LAURENTIIS. Come scritto (e non solo stasera) l’origine della malattia data ormai sei mesi, almeno (al netto degli inciuci con politici, istituzioni e ultras prima e dopo lo scudetto): l’esplosione dell’egocentrismo aureliano, la rottura con Spalletti e Giuntoli, la campagna acquisti al risparmio, il tormentone dei rinnovi, la scelta di Garcia, la farsa con Conte, infine Mazzarri come ripiego. E adesso dobbiamo parlare dell’arbitro? Ma questo lasciamolo ai cantori aureliani felici di cascare di nuovo ai piedi dell’Orologiaio Matto. La stagione è ancora lunga, Ilaria, e ci aspettano tempi grami: quelli tra le provinciali di lusso lungo il confine tra Champions ed Europa League. L’Inter avrebbe vinto comunque, stasera. Prima di tutti l’ha capito Patti Smith, che se n’è andata dal Maradona con un quarto d’ora d’anticipo. Che scena surreale vederla seduta accanto all’imperatore-presidente. E lui, Aurelio, era tale e quale alla Gloria Swanson di “Viale del tramonto” – giusto per citare Max Gallo – e che a un certo punto dice: “Io sono sempre grande. E’ il Napoli che è diventato piccolo”. Il resto è solo tedio, buono per riempire le cronache sportive locali – 4
Mi rifiuto di accomunare in un unico giudizio Mazzarri e De Laurentiis. Il buon Walter ha provato quantomeno a leggere la partita ed a prepararla, ma ricordiamoci che è stato messo lì dopo lo sfacelo Garcia e in un momento in cui non c’è un terzino nemmeno a pagarlo oro. Guardare lui mi fa tenerezza, guardare il presidente, invece, mi provoca una stizza al confine con la rabbia. A Mazzarri va un 5, a De Laurentiis un 2.
ARBITRO MASSA. Ripeto: l’Inter avrebbe vinto comunque. Anche se avesse fischiato il fallo su Lobo e il rigore su Victor Victoria. Il vero problema è questo ottuso arbitraggio all’inglese – 5
Alla Roma, solo un paio d’ore prima, è stato dato un rigore molto simile al contatto non fischiato su Osimhen, Fabrizio. E non è sanzionato nemmeno il fallo di Lautaro su Lobotka. Detto questo, l’Inter ha vinto meritatamente, sia per aver saputo sfruttare gli errori del Napoli sia perché ha un gran portiere tra i pali. Il pianto sugli arbitri è sempre deprimente.