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Paola Cortellesi: «Tante vite di donne si sono svolte “come se niente fosse”»

Al Corsera: «Volevo raccontare i diritti delle donne. In particolare di quelle donne che non si è mai filato nessuno». “C’è ancora domani” ha superato Barbie

Paola Cortellesi: «Tante vite di donne si sono svolte “come se niente fosse”»
Mc Roma 18/10/2023 - Festa del Cinema di Roma / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Paola Cortellesi

Paola Cortellesi intervistata da Walter Veltroni per il Corriere della Sera. Il suo film “C’è ancora domani” ha incassato 32,2 milioni di euro, ha superato anche Barbie. Riportiamo tre domande dell’intervista.

Come ti è venuta l’idea del film?

Paola Cortellesi: «Volevo raccontare i diritti delle donne. In particolare di quelle donne che non si è mai filato nessuno. Ho ascoltato tanti racconti di nonne e bisnonne che hanno vissuto quel tempo. Per questo il film è in bianco e nero, perché quando loro parlavano io le immaginavo così, le loro storie. Storie raccontate con disincanto, quasi con fatalismo. Nel film sono rappresentate dalle donne che commentano tutto nel cortile. Mi è rimasta nella testa una frase che dicevano, a proposito di quelle, tra loro, maggiormente vessate: “Eh, porella”. Da piccola ascoltavo i loro racconti e mi sembrava che ci fosse una contraddizione, come uno stridere, tra la drammaticità del racconto di queste donne schiacciate dai mariti violenti e il tono che usavano, quasi leggero».

È l’inizio del tuo film…

Paola Cortellesi: «Quello schiaffone preso per cominciare la giornata, come fosse una cosa normale. E soprattutto l’andare avanti “come se niente fosse”. Tante vite di donne si sono svolte “come se niente fosse”. Nella mia vita ho dato voce, da attrice, a donne gigantesche come Nilde Iotti o Maria Montessori. Ho voluto invece raccontare nel film la vita delle donne a cui è stato fatto credere di essere delle nullità, a cui, nella vita, non è mai stata data una pacca sulla spalla. Per parlare di loro non ho scelto un tono drammatico, il registro è ironico, talvolta surreale».

I femminicidi

«Specie dopo l’assassinio di Giulia Cecchettin, ho visto dei segni importanti di risveglio della coscienza, specie tra i giovani. Nelle manifestazioni c’erano tante ragazze, ma anche tanti ragazzi che si stanno mettendo in discussione. Mi sembra che si stia imparando a coltivare le parole giuste e lo si faccia insieme, donne e uomini. Ecco un altro augurio per il 2024. Che le parole prendano il sopravvento sulla violenza, che le si allevi insieme, perché sono lo strumento principale capace di assicurare una vita comune. Le parole scambiate, accettate, sono il contrario della violenza».

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