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Se il Napoli gioca bene, è merito di Mazzarri (o Spalletti). Tutto quello che non va, è in carico a Garcia

Se serve almeno un mese di lavoro, perché quando subentrò a Donadoni Mazzarri ottenne subito risultati? E quel Napoli stava messo peggio

Se il Napoli gioca bene, è merito di Mazzarri (o Spalletti). Tutto quello che non va, è in carico a Garcia
Mg Torino 08/12/2023 - campionato di calcio serie A / Juventus-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Walter Mazzarri
Dopo Real Madrid e Inter, il Napoli perde anche a Torino con la Juve… Per gli azzurri trattasi della quinta sconfitta in campionato (in quindici giornate), la settima stagionale (su venti gare fin qui giocate), la terza consecutiva, tra campionato e Coppe (non accadeva dal 2016!), con il nuovo allenatore in panchina, la prima in trasferta in campionato.

E pensare che la stagione scorsa questa squadra aveva vinto lo scudetto con sedici punti di vantaggio sulla seconda, aveva perso soltanto sei volte (di cui due a scudetto/qualificazione già conquistato/a) in quarantanove gare e che da agosto a marzo aveva avuto un rendimento da record, dominando in lungo e in largo sia in campionato che in Champions League.
Adesso in tanti diranno “Ah, se fosse rimasto Spalletti…”.

Ma se fosse bastato confermare l’allenatore per ripetersi, perché il Milan lo scorso anno, con lo stesso allenatore dello scudetto in panchina, non ha rivinto? E l’Atletico Madrid di Simeone, il Leicester di Ranieri, il Milan di Zaccheroni, la Roma di Capello, la Lazio di Eriksson, la Sampdoria di Boskov, il Napoli di Bigon, il Verona di Bagnoli? Tutte squadre che l’anno dopo aver vinto il campionato, con lo stesso allenatore dell’anno precedente, non solo non si sono ripetute ma che, in molti casi, non sono mai state in lotta per il vertice, esattamente come sta accadendo quest’anno al Napoli.
Evidentemente la teoria, molto diffusa alle nostre latitudini, secondo la quale la squadra che vince deve essere riconfermata in blocco anche per l’anno successivo è una teoria errata, che non porta risultati, a maggior ragione per quelle squadre che non sono abituate a vincere e dove la vittoria di un campionato “storico” può essere vissuto da alcuni calciatori come un “punto d’arrivo”, come un trampolino di lancio verso altre esperienze, decisamente più remunerative, in squadre (o campionati) di caratura superiore.
Basta vedere come è calato il rendimento di molti calciatori che l’anno precedente erano stati protagonisti di una stagione eccellente e che l’anno dopo, vuoi per un fisiologico e inconscio appagamento, vuoi per mancanza di nuove motivazioni, vuoi perché dopo aver fatto una stagione a livelli altissimi non riescono più a tenere la stessa concentrazione mentale, vuoi perché dopo aver conseguito la vittoria del campionato desideravano “altro” per il prosieguo della loro carriera, non rendono più come prima.
Ecco perché, a meno che non sei il Real Madrid, il Barcellona, il Bayern Monaco, il Manchester City, il Paris Saint Germain (o la Juve), dopo aver vinto un campionato è sbagliato confermare in blocco quasi tutto l’organico ma è meglio cedere, anche andando contro la stragrande maggioranza dell’ambiente, 3/4 elementi (monetizzando al massimo grazie alla vittoria appena conseguita) e rimpiazzarli con altrettanti elementi con maggiore “fame” e determinazione.
Invece a Napoli (ma non solo…) in tanti continuano a commettere l’errore di credere che basta non toccare nulla, confermare la stessa squadra e lo stesso allenatore, e fare “il copia e incolla” per ripetersi, quando poi la storia del calcio insegna che non funziona affatto così.
Ciò detto, è doveroso stigmatizzare il comportamento capzioso e tendenzioso di tantissimi napoletani secondo i quali, fino a qualche settimana fa, se il Napoli perdeva e/o non giocava bene era tutta colpa dell’allenatore, reo di aver smontato la “macchina perfetta” dello scorso anno, se invece vinceva e/o giocava bene (come nelle prime due giornate, con l’Udinese, a Lecce e a Verona), il merito era solo dei calciatori che giocavano a memoria grazie agli schemi di Spalletti dello scorso anno. Adesso, invece, se il Napoli vince e/o gioca bene è merito del lavoro di Mazzarri, se perde e/o non gioca bene è colpa della preparazione atletica scadente e dei disastri fatti all’allenatore precedente, di errori individuali e/o arbitrali, della sfortuna.
Sembra di rivivere un “déjà-vu” con l’esperienza napoletana di Carlo Ancelotti: anche allora quando il Napoli andava bene in tanti ritenevano che il merito era ancora degli schemi che i calciatori avevano mentalizzato durante il triennio di Sarri, quando invece le cose non andavano bene la colpa era del “pensionato” che aveva distrutto il giocattolo perfetto creato da Sarri. Una volta esonerato Ancelotti, se il Napoli vinceva era tutto merito del lavoro svolto in allenamento da Gattuso, quando invece perdeva era colpa delle “macerie” lasciate dallo stesso Ancelotti, degli errori dei singoli, della sfortuna, etc.
Del resto a Napoli non sono pochi quelli che ragionano così da sempre e dispensano meriti e colpe “a discrezione personale”: il Napoli va bene? È tutto merito di Spalletti e Giuntoli, di Sarri e, prima ancora di Mazzarri, se invece non va bene la colpa è del “pappone” che ha mandato via o non ha voluto/saputo trattenere i suddetti…

P.S.: ma se, come dicono/scrivono in tanti, quando si esonera un allenatore colui che subentra in corsa ha bisogno di almeno un mese per rimettere le cose al posto, sistemare i guai creati da chi lo ha preceduto e raccogliere i primi risultati, come mai lo stesso Mazzarri, nel 2009, quando subentrò a Donadoni, impresse da subito un cambio di marcia e ottenne sin dalle prime gare buoni risultati? Eppure quel Napoli stava messo molto peggio di quest’anno (al momento dell’avvicendamento in panchina era al tredicesimo posto in classifica, non al quarto come adesso, e non aveva nemmeno lontanamente uno straccio di gioco, tantomeno lo aveva minimamente avuto nel corso dell’anno precedente, quando Donadoni subentrò a Reja…).

Ma poi, non ci era stato raccontato che Mazzarri era stato scelto proprio per questo, per aver già dimostrato in passato indubbie capacità nel saper subentrare in corsa in situazioni “disastrate” e nel saper dare, sin da subito, la scossa necessaria per invertire la rotta?
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