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Spalletti: «non ero amico di Condò che mi faceva le interviste, stavo sulle scatole a tutti i giornalisti»

A Sky Sport: «A me nessuno ha regalato niente. Vi mancano pezzi importanti se guardate solo il gioco con la palla, non capite le mie convocazioni»

Spalletti: «non ero amico di Condò che mi faceva le interviste, stavo sulle scatole a tutti i giornalisti»
Londra (Inghilterra) 17/10/2023 - qualificazioni Euro 2024 / Inghilterra-Italia / foto Imago/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti ONLY ITALY

Spalletti parla a Sky Sport, con Paolo Condò, Billy Costacurta e altri giornalisti. Un autentico show. Ecco quel che ha detto del suo rapporto con i giornalisti. (qui l’integrale).

«Dispiace che non tutti i calciatori abbiano chiaro che cosa significhi vestire la maglia della Nazionale. A me nessuno ha regalato niente, non ero amico di Condò che mi faceva le interviste, sono sempre stato sulle scatole a qualsiasi tipo di giornalista, avevo fatto una scelta, mi divertiva anche, ora no poiché sono alla Nazionale. Per uno come me, che la stradina l’ha fatta tutta, ritrovarmi in quell’auditorium (sorteggio Europei, ndr), a volte questi ragazzi si lamentano perché qualcuno li critica. Questo qualcuno ha fatto fatica per riuscire ad avere situazione importante, questi ce l’hanno d’ufficio perché hanno qualità. Devono fare come Sinner, ci si alza la mattina, si lavora sulle cose che ti mancano, si va a fare le posture, le ore del giorno non bisogno annoiarsi perché non si trova il modo per passarle. C’è il modo per passarle».

Le tre cose fondamentali

«Pressione, costruzione e il blocco squadra, queste sono le tre cose fondamentali. La Juventus aspetta col blocco squadra bassa. L’essenziale è non essere lunghi. Vedrete che il portiere in futuro giocherà sempre più spesso fuori dall’area con i piedi. Nel calcio moderno la riaggressione va fatta immediata senza il minimo dubbio, come ti giri a palla persa non la ritrovi più. Voi criticate squadre che fanno gioco di attesa. Siete condizionati troppo dal valutare chi è la palla. Invece i calciatori sono bifasici, tutti devono saper giocare e saper fare la fase difensiva. Giocatori che non hanno quella completezza lì, vanno in difficoltà. Poi quello che ha la palla è uno, parlate qualche volta anche di questo.

«Non ho mai risposto ai giornalisti. Facciamo una cosa a Coverciano per spiegare il mio lavoro? Facciamolo, sono pronto»

Spalletti: «Non mi piace che valutiate sempre il possessore di palla e basta, è troppo facile. Vedere un calciatore e le giocate che fa, è comodo. la partita è una scatola che va riempita di cose. Non si è visto come ci è venuto addosso che ci ha buttato addosso con tre spallate. Kane? Che vuol dire Kane, voglio arrivare al suo livello. Kane fa 12-13 chilometri a partita, Brozovic 16. La corsa velocissima, poi metti due tre colpi di testa. Se si prende due gol come si è preso dall’Inghilterra, che si fa? È un vantaggio o no andare a pressare e far fare a loro la pallata? Questo vuol dire parlare di pallone, bisogna andare nel calcio giocato. E non difendere l’allenatore con cui si hanno relazioni. Vogliamo fare un calcio moderno, un calcio che ci si aspetta, a cinque ma cinque come, oppure la rompi e vai subito a prenderli e fai uomo contro uomo in giro per il campo. Ovviamente poi ci vogliono marcature complete, mezze marcature. Vi mancano pezzi importanti se guardate solo il gioco con la palla e non capite le mie convocazioni, in base a cosa scelgo la responsabilità di dar loro la maglia della Nazionale».

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