Al Corsera: «non contribuisce a sanità, scuola, sicurezza. Da noi la fedeltà fiscale non è fondamentale, consideriamo lo Stato un nemico»
Cazzullo e Sinner che paga la tasse a Montecarlo: «La fedeltà fiscale non rientra nell’orgoglio italiano». Ne scrive nella rubrica delle lettere che cura per il Corriere della Sera. In passato Cazzullo ha più volte criticato la scelta di Sinner – come di altri – di avere la residenza a Montecarlo.
Scrive Cazzullo:
Trovo discutibili sia la tempesta di melassa dei politici — nessuno escluso — sui social, sia certi titoli: «Il volto migliore del nostro Paese», «orgoglio italiano», «i grandi valori», «il suo esempio aiuta la società»… Perché se la valutazione non è sportiva, ma morale, allora il fatto che il nuovo portabandiera dello sport italiano abbia la residenza fiscale a Montecarlo, e quindi non contribuisca alla sanità, alla scuola, alla sicurezza, alle molte esigenze della comunità nazionale che rappresenta, dovrebbe farci dubitare non tanto di Sinner, quanto di noi stessi. Un popolo che in fondo si disprezza.
Per tre volte in questi decenni mi sono trovato in una tempesta social (e non era melassa). Quando ho espresso qualche preoccupazione sulla dipendenza di molti ragazzi dai videogames. Quando ho scritto un libro sugli errori e sui crimini del Duce. E quando ho espresso una riserva sulla scelta di Sinner (perfettamente legale, fino a quando anche l’Italia non farà una legge da una riga come quella vigente in Francia: i cittadini della Repubblica italiana non possono prendere la residenza fiscale nel principato di Monaco).
Sembra che ce l’abbia con lui, non è così, quindi allarghiamo il campo, ad esempio al candidato alla presidenza di Confindustria Antonio Gozzi che ha l’azienda in Lussemburgo: come può rappresentare gli interessi degli imprenditori italiani? Se la fedeltà fiscale — che a mio avviso dovrebbe vincolare le persone fisiche più ancora delle imprese — non è considerata una condizione necessaria per esercitare una carica o un ruolo pubblico, all’evidenza è perché consideriamo lo Stato un nemico o comunque una cosa altra da noi.
Mi dicono che sia ipocrisia, moralismo, retorica. Facciamoci un giro insieme in una scuola disastrata, in una caserma dove carabinieri rischiano la vita per 1.500 euro al mese, in un reparto di oncologia infantile, di malati terminali, o di qualsiasi ospedale; poi mi dite chi è l’ipocrita, il moralista, il retore.