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Gigliola Cinquetti: «Negai una foto agli Stones, pensavo fossero dei cafoni» (Corsera)

La cantante porterà a Sanremo “Non ho l’età” che compie 60 anni: «Tenco mi disse “Ti odio”, ma le critiche anche violente sono il rovescio della medaglia quando si arriva all’idolatria»

Gigliola Cinquetti: «Negai una foto agli Stones, pensavo fossero dei cafoni» (Corsera)
archivio Image / Spettacolo / Gigliola Cinquetti / foto Clemente Marmorino/Image

«Non ho l’età», compie sessant’anni e Gigliola Cinquetti lo canterà nella serata finale di Sanremo il 10 febbraio. Cigliola, in una lunga intervista, racconta al Corriere della Sera che oggi vive in campagna, fuori Roma e fa ancora concerti all’estero. Nel libro che ha appena pubblicato per Rizzoli, «A volte si sogna», ha scritto solo il suo nome, Luigi. Era Tenco che le disse ti odio? Tenco, tre anni prima di suicidarsi?

«Era lui, ma non è importante che fosse lui: capii subito che la sua era una posizione ben precisa con la quale avrei dovuto fare i conti. Quello fu il mio impatto col mondo della musica e una sorta di prova del nove di un successo clamoroso: le critiche anche violente sono il rovescio della medaglia quando si arriva all’idolatria, anche quella senza senso».

Gigliola Cinquetti, il ricordo del padre

Fu suo padre a iscriverla a musica, a portarla in giro per concorsi ed esibizioni da bambina prodigio. Che tipo era?

«Aveva avuto una vita intensa, undici anni sotto le armi senza alcuna simpatia per le divise. Ce l’aveva a morte coi Savoia e con Mussolini. Amava la gente, gli italiani di tutte le regioni. Quando cominciai i concorsi e incontravamo maestri che insistevano per il mio perfezionamento diceva: tutti quelli che dicono che deve studiare non capiscono niente. Una volta, alla tv francese, dovevo esibirmi con Sylvie Vartan, Johnny Hallyday, Charles Aznavour e altri giganti. Papà chiese: chi chiude? Vigeva la regola che è l’artista più importante a chiudere lo spettacolo. Uno rispose: Aznavour. E papà: non va mica bene, deve chiudere Gigliola. Gli risposero: ma Aznavour è Aznavour. E papà: Ah sì? Mi dica, signor Aznavour, lei, quest’anno, cosa ha vinto? Mia figlia ha vinto Castrocaro, Sanremo, Copenaghen… era un gran tipo. Si vantava di aver letto un solo libro, Pinocchio di Collodi, ma i film li aveva visti tutti, De Sica, Fellini, amava arte e spettacolo».

Nella sua lunga carriera ha detto anche molti no, come quello al cinema

«Perché ho sempre avuto l’idea del divismo come di qualcosa di luminoso che fa sognare. Non ho mai pensato che l’artista deve somigliare alla massa, ma che deve trasmettere il sublime, come Ingrid Bergman, come Audrey Hepburn. La tentazione di entrare in quel mondo di luce c’era, ma mi dissero che il progetto era fare di me un’altra Deanna Durbin, che a me non piaceva per niente»

Il ricordo di Domenico Modugno

«Mi fece provare “Dio come ti amo”. Mi chiese: posso dire che la vuoi cantare a Sanremo, senza he cambi idea? Accettai, ma la casa discografica mi fece provare lo stesso tantissimi pezzi per il Festival e mandò via l’orchestra prima che provassi quella di Modugno. Mi impuntai. Infatti, ebbi ragione e vinsi anche quel Sanremo».

La storia dei Rolling Stones che le chiesero una foto ma lei non li riconobbe

«Verissima. Uno di loro posava cacciandosi le dita nel naso. Pensai che erano dei gran cafoni, che volevano fare i trasgressivi a mie spese e me ne andai. Capii che erano loro tempo dopo, guardando la celebre foto di Mick Jagger che fa la linguaccia. Invece, i Beatles li incrociavo sempre: nei vari Paesi, il loro tour precedeva sempre il mio. E Paul McCartney lo intervistai a Londra quando facevo la giornalista».

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