A TuttoSport: «In gigante non sono riuscita ad osare e fare di più come riesco in allenamento. Ma lo sport non è aritmetica»
Sofia Goggia, campionessa di sci, ha rilasciato una lunga intervista a “TuttoSport“.
Sofia, quant’è forte e conta la connessione con se stessa, come persona?
«Fondamentale. Quando ho delle giornate in cui sono disconnessa, è come se fossi dissociata, quando invece sono lucida in ogni gesto che faccio, sono connessa con me stessa. Sostanzialmente ci sono volte in cui sono più convinta di me stessa e altre in cui lo sono meno».
E come fa quando non lo è o non ci riesce?
«Se è una giornata no lo capisco subito quando mi alzo. In quel caso cerco di attuare il mio protocollo per rimettermi in equilibrio e focalizzarmi sulle cose giuste da fare. Che poi significa provare le emozioni giuste».
Può raccontarci qual è questo protocollo?
«Mi ascolto e cerco di agganciarmi alla parte che mi può trascinare. La chiave per me è ascoltare bene il cuore. So che può far ridere, ma è così. Io ascolto tutti i giorni cosa dice il mio cuore e quali emozioni mi fornisce. Sostanzialmente è lui che mi dice come sta Sofia. Per me la chiave è prendere in braccio la bambina che sono sempre stata e unirla con le consapevolezze della donna adulta che ormai sono».
La sciatrice, è quella cui ambisce essere?
«Anche su questo fronte sto ancora lavorando».
In che cosa?
«Se mi guardo indietro, ai risultati della mia carriera, probabilmente ho vinto molto di più di quello che avrei sognato di vincere da bambina, ma ho la consapevolezza di poter dare molto di più e voglio continuare a cercare di esprimere quel potenziale che ancora non ho espresso e a continuare a scoprirmi. Non si smette mai di evolvere. Detto questo, forse dovrei guardare con più fierezza a me stessa e alla sciatrice che sono, invece nelle mie analisi introspettive, praticamente ogni giorno, mi metto sempre sotto una luce molto molto critica».
Goggia: «Vivo tutto quello che faccio con intensità»
In questa stagione in cosa si è criticata di più e invece cosa le è piaciuto di più?
«Mi sono messa in discussione un po’ perché nel percorso intrapreso sul gigante, del quale sono molto contenta, non sono riuscita ad osare e fare di più come riesco in allenamento. Ma lo sport non è aritmetica. Ho anche contestato a me stessa la paura che avevo ad Altenmark, ma allo stesso tempo la cosa di cui sono più fiera è stato proprio lo switch dalla caduta in superG alla vittoria in discesa».
In effetti l’abbiamo vista piangere: Sofia così dura in pista e così fragile fuori.
«Penso di essere una ragazza che vive molto tutto quello che fa con intensità. Forse per quello arrivo alla gente. In me l’euforia e la felicità per una vittoria sono molto meno alte nel loro picco rispetto al dolore di una gara andata male per non essere riuscita ad esprimersi come volevo o non essere riuscita ad essere me stessa. Quel giorno ad Altenmark avevo davvero dei fantasmi che mi tormentavano».
Giorgio Rocca ci ha detto che gli uomini per uscire dalla crisi dovrebbero allenarsi con lei, Brignone e Bassino: lei vorrebbe farlo?
«Io l’ho già fatto in passato e ho già deciso che la prossima estate, per il lavoro in discesa, non andrò più a Ushuaia ma in Cile per allenarmi con gli uomini. Allenarsi con chi è più forte di te ti alza l’asticella. Io sono fautrice di questo. Detto ciò nelle discipline tecniche, in gigante soprattutto, sono più gli uomini che hanno bisogno di allenarsi con Fede che lei con loro…».