Cartellino, stipendi e monte ingaggi non possono essere il fine di una discussione sulla competitività di una rosa. Acerbi non può saperlo
Il calcio non si misura col monte ingaggi, altrimenti lo United sarebbe più forte del City
Acerbi ha sbagliato focus
Per parlare di numeri servono competenze. Le competenze, però, non bastano, perché serve sempre la giusta contestualizzazione. Un po’ come quel professore che riesci a rapire l’attenzione, perché bravo nell’esposizione ed estremamente chiaro nell’unire i puntini dei vari concetti. Un numero freddo, asettico, senza alcun collegamento logico e/o causale, quindi, restituisce sempre una visione parziale. Ecco il motivo per cui i numeri, per quanto oggettivi, vanno spiegati. Ecco perché le disquisizioni su monte ingaggi, stipendi e costi dei cartellini vanno necessariamente inserite in un complesso più ampio di fattori, quali età anagrafica e storico fisico/mentale dei calciatori, potenza di fuoco del club, bilanci, campionato in cui si gioca e concorrenza (ormai globale).
A tali parametri, a nostro avviso, vanno aggiunti alcuni altri concetti che il tifoso medio ignora, quando alla bisogna tira fuori ragionamenti legati ad ingaggi, stipendi e costi di cartellini.
✓Si acquista e si paga ingaggio sulla base delle prestazioni passate di un calciatore;
✓Si creano delle aspettative presenti sulla base dei fattori economici di cui sopra e della caratura/potenzialità di un calciatore;
✓Si giudica ex post sulla base del disallineamento tra aspettative presenti e realtà futura.
La competività nel calcio si misura con la competenze dei management
Per queste ragioni, nonostante l’intento nobile di Acerbi di scaricare parte delle pressioni sulla Juventus diretta concorrente, l’analisi è fuori focus. L’oggetto del giudizio non sono il costo in sé di un cartellino, lo stipendio pagato e il monte ingaggi. Essi non possono essere il fine di una discussione sulla competitività di una rosa. Il Manchester United è forse la massima espressione di quanto appena espresso. Ha un monte ingaggi superiore al City, ma non per questo può essere considerato a pieno diritto un competitor dei cugini. Né, se avesse avuto un rendimento da capolista, sarebbe stato questo il parametro per renderli obbligatoriamente dei pretendenti al titolo. Dietro quei numeri di inizio articolo c’è competenza, c’è bravura (o l’esatto opposto) di un management nel minimizzare i costi e massimizzare i risultati. Andrebbe giudicato questo operato, dove la Juventus – questo sì – è mancata nella gestione dei rinnovi di calciatori finiti (Bonucci in primis) e nell’ingaggio di parametri zero onerosi e con scarso rendimento. In questo l’Inter, pur figlia del disimpegno progressivo dei Suning, è stata nettamente superiore.
Capiamo, però, che in un’intervista post partita di 3 minuti, a margine di 90 minuti di tensione, non si possa pretendere la luna. Forse, sarebbe stato meglio che su questi argomenti avesse parlato qualcun altro e non lui.