L’aveva proposta il sindaco per mettere una toppa alla figuraccia dopo gli insulti razzisti allo stadio. Com’era la storia della “sparuta minoranza”?
A Udine odiano i luoghi comuni. Basta con questa solfa della “sparuta minoranza di cretini” razzisti, è una questione d’onore. E basta pure con ste mosse di facciata. Il sindaco Alberto Felice De Toni, poveretto, aveva provato a prendere le distanze dalla figuraccia siderale che stava facendo la sua città dopo i cori razzisti a Maignan, in Udinese-Milan. Ha pensato di metterci una pezza: gli daremo la cittadinanza onoraria, ha detto. Per dimostrare che, appunto, Udine non è razzista.
Poi, invece, il Consiglio comunale si riunisce per votare la proposta e… la boccia.
Per far passare la proposta – scrive Repubblica – non erano sufficienti i voti della sola maggioranza ma occorrevano i tre quarti dei voti dei consiglieri. Il sindaco di centrosinistra quindi ha dovuto abbozzare: la minoranza di centrodestra ha votato in modo compatto. Venticinque voti della maggioranza di centrosinistra per il sì; 13 voti del centrodestra per il no.
“Prendo atto con dispiacere che il centrodestra non è stato al nostro fianco in questo delicato momento– commenta in una nota De Toni-. Si è persa l’occasione per dimostrare che la nostra città è unita e che si distanzia nettamente da quello che accaduto, che, per quanto frequente in diversi stadi e messo in atto da pochi singoli, non rappresenta minimamente la città. Né tanto meno i nostri tifosi”.
“E’ stato deludente come la minoranza ne abbia fatto un tema di mero scontro politico, quasi campanilistico, alimentando divisioni e polemiche. Ci sono temi su cui l’antagonismo fra partiti passa necessariamente in secondo piano, la lotta al razzismo è una di queste. Molti ministri del governo in carica -Piantedosi, Abodi, Salvini- dello stesso colore dei consiglieri che oggi hanno votato contro, hanno tenuto una linea durissima contro gli insulti razzisti avvenuti allo stadio Friuli, auspicando un cambio nel modo di affrontare questi casi anche dal punto di vista operativo”, conclude De Toni.
Fa quasi il paio con l’Udinese che aveva presentato ricorso contro la giornata porte chiusa decisa dal giudice sportivo. Una città a suo modo coerente.
Maignan non può dirsi concittadino di quelli che gli urlavano “negro di merda”. Non se ne farà una ragione, poveretto.