Hakimi sbaglia un rigore, non vince la coppa dal 1976. Footmercato: la strada è ancora molto lunga prima di affermarsi come la nazione numero uno del continente.
Il Marocco è stato eliminato dalla Coppa d’Africa agli ottavi di finale; ha perso contro il Sudafrica 2-0. Dopo aver brillato al Mondiale 2022, era una delle favorite alla vittoria. Footmercato scrive:
“Il Marocco, un nuovo fiasco in Coppa d’Africa: eliminato agli ottavi. Semifinalista dell’ultima Coppa del Mondo, la squadra era attesa con impazienza. Oltre ad avere una generazione di talenti, il tecnico Walid Regragui poteva contare anche su calciatori di esperienza. Quest’anno sembra essere l’anno in cui tutte le grandi nazionali africane hanno fallito: Senegal, Egitto, Algeria. La linea era tracciata per far vincere il Marocco, ma prima dovevano superare l’ostacolo Sudafrica. Con questa statistica, sono oltre 20 anni che non raggiunge le fasi finali della competizione. Non vince dal 1976. La squadra è caduta di nuovo negli ottavi di finale come nel 2019, sbagliando un rigore decisivo [di Hakimi].
Regragui aveva annunciato che l’obiettivo era almeno la semifinale, promettendo di andarsene se non l’avesse raggiunta. Dopo questa eliminazione, si è presentato in conferenza stampa per assumersi le sue responsabilità: «Non abbiamo sfruttato le occasioni create. Spero che i nostri giovani giocatori imparino da quest’esperienza. Sono responsabile di questo fallimento. Non ho nulla da rimproverare ai giocatori». Il Marocco, dopo l’euforia del 2022, è tornato sulla terra e ha confermato che la strada è ancora molto lunga prima di affermarsi come la nazione numero uno del continente”.
Marocco, le parole del tecnico dopo il Mondiale 2022:
«Il grande successo di questa squadra è che riunisce giocatori che appartengono alla terza o quarta generazione di emigranti. Ho un rapporto molto forte con il Marocco perché sono i miei genitori che sono emigrati in Francia. Parlavo un po’ di arabo a casa. Noi che abbiamo la doppia nazionalità ci sentiamo un po’ stranieri nel nostro Paese di origine, al quale dobbiamo tutto, e quando andiamo in Marocco va tutto bene finché vinciamo, ma quando perdiamo ti rimproverano di non sentirti veramente marocchino. Dovremmo prenderla come energia positiva. Siamo forti perché abbiamo due culture, e anche tre, come nel caso di Chair, nato e cresciuto in Belgio, figlio di padre marocchino e madre polacca. Viaggiare è una forza. Viaggiare in due paesi senza uscire di casa è una forza che alimenta e rende il Marocco più forte. E’ magnifico».