Il presidente De Laurentiis ormai non rilascia dichiarazioni da luglio. Il logorarsi del feeling tra tifo e proprietà è ormai una ruota che gira senza freni
La mediocre stagione del Bari
Questione di feeling. Proprio quello che, pur con qualche down, si era venuto a creare tra la tifoseria del Bari e la nuova proprietà, da quando nel 2018 i De Laurentiis (nel volto del figlio di Aurelio, Luigi) rilevarono la società. Una risalita sportiva fatta anche di delusioni cocenti, come nelle prime due stagioni in C dopo la pronta promozione dalla D, ma di altrettante gioie e, finalmente, di una ritrovata serenità societaria.
Il documentario “Una meravigliosa stagione fallimentare”
Infatti, chi è tifoso barese o semplicemente appassionato di calcio, non può non conoscere il bellissimo documentario “Una meravigliosa stagione fallimentare”, attualmente su Prime Video. Il film di Bucci racconta le vicende sportive e societarie di un Bari libero dai Matarrese, ma ad un passo dal fallimento. Ecco, quel fallimento che i baresi hanno conosciuto nel logoramento del rapporto con il presidentissimo, sul campo di gioco può essere rappresentato anche da secondi, proprio quelli che l’11 giugno mancavano al termine del ritorno del playoff contro il Cagliari di Ranieri, per restituire i galletti alla serie A dopo 12 anni. Pochissimi, però decisivi nello spegnere la gioia di un San Nicola pieno in ogni ordine di posto (record assoluto della Serie B, oltre 58 mila spettatori). Nella zampata mortifera di Pavoletti il famoso spartiacque tra l’idillio della A e il purgatorio della B.
Il Bari e i suoi tifosi hanno giustamente masticato amaro. La delusione ha, però, lasciato spazio alla convinzione di potersi confermare protagonista nella stagione seguente. Non è stata solo la piazza ad avanzare pretese, ma anche la società ha rafforzato questo sentimento per bocca del presidente De Laurentiis. Si è data continuità con la conferma di Mignani in panchina, forte dei risultati ottenuti su un campo nella precedente stagione. Tuttavia, le buone notizie sono finite qui. La sessione estiva di mercato si è sviluppata in maniera opposta alle premesse. Riduzione dell’età media della rosa e contenimento dei costi sono stati gli input impartiti al ds Polito dalla società. La sensazione, poi confermata dalla composizione della rosa ai nastri di partenza, è che la famiglia De Laurentiis puntasse alla promozione anche per massimizzare l’investimento “Bari”. Una volta sfumata e con essa la obbligatoria cessione del club, si è pensato di contenere i costi.
Sono arrivati calciatori giovani, quasi la totalità dei quali in prestito, come l’attaccante Nasti (in prestito dal Milan), Edjouma dal Fcsb, Aramu dal Genoa, Sibilli dal Pisa e Acampora dal Benevento. Di contro sono stati lasciati andare senza troppi rimpianti elementi di esperienza e di categoria come Botta, Antenucci, Galano e Mazzotta. In più, la cessione degli elementi di spicco della passata stagione, quali Cheddira e Caprile proprio al Napoli, senza il dovuto reinvestimento delle plusvalenze, ha reso il progetto sportivo tutto fuorché sul percorso del consolidamento.
I tifosi del Bari temono di diventare una succursale del Bari
Che il Bari diventi una succursale dei partenopei è uno scenario che tra i tifosi biancorossi è iniziato a serpeggiare. Finché le due realtà sono state sportivamente distanti, l’idea era solo vagamente un’idea. L’immagine del loro presidente immortalato con al collo la sciarpa del Napoli durante i festeggiamenti per il tricolore dei partenopei, atto (dovuto?) che secondo lui era esclusivamente di carattere famigliare e non calcistico, non ha fatto che alimentare sospetti. Pur con questi dubbi 7mila abbonamenti agli inizi della preparazione estiva sono stati una nuova dimostrazione di amore incondizionato verso la squadra.
L’avvio di stagione (ed il prosieguo) hanno subito spento anche questa fiducia ad oltranza, a partire dallo 0-3 casalingo subìto nel 1° turno di Coppa Italia col Parma. Nelle prime 10 partite stagionali il Bari ha inanellato ben 8 pareggi, una sola vittoria e un’altrettanta sconfitta. Bottino misero per una squadra di vertice. La capacità di essere squadra sin dal principio non si è percepita e qualche quesito insistente rispetto all’attaccante Diaw, acquistato per sostituire Cheddira, o Aramu, sono iniziati a sorgere. Molti dubbi sono sorti anche sul mister Mignani, sempre più al giogo dei risultati altalenanti e su cui la società si è dimostrata ambigua. L’esonero dopo 9 giornate ha rinnegato la conferma estiva e posto seri dubbi sulla costruzione della rosa e del progetto sportivo. È stato Pasquale Marino a prenderne le veci per invertire le sorti di un campionato deficitario. L’esordio, però, non è stato benaugurante, ma ha confermato la tendenza alla “pareggite”: 1-1 contro il Modena. Al pareggio mortifero si è sommata la notizia dell’infortunio al crociato del centrocampista Raffaele Maiello e la prima vera contestazione stagionale verso la società. Pochi dopo il fischio d’inizio la curva Nord è rimasta vuota e i tifosi hanno lasciato alle TV e al resto dello stadio uno striscione cristallino: “SSC VI MERITERESTE QUESTO”.
Fino al boxing day del 26 dicembre 2023, che ha visto il Bari acciuffato all’ultimo minuto dalla Sampdoria, il bottino ha recitato 13 punti su 10 incontri disputati, con 3 vittorie 4 pareggi e 3 sconfitte. La totale mancanza di continuità, premessa fondamentale per non perdere contatto dalla zona playoff, è esplosa nuovamente in tutto il suo fragore a margine dello 0-3 subito in casa contro il Venezia. Un confronto nel dopo gara, descritto dai toni moderati da parte del presidente De Laurentiis, ha certificato il livello di tensione crescente in seno al tifo barese. Un’altra frizione è avvenuta nella trasferta di Lecco, terminata 1 a 0 per i padroni di casa. I quasi mille tifosi arrivati in Lombardia non hanno mancato di mostrare tutto il loro disappunto, seguendo quindi la contestazione avvenuta qualche giorno prima con striscioni appesi fuori dai cancelli dello stadio San Nicola.
i pugliesi non possono sperare nelle giocate di un 36enne: Menez.
Anche l’epilogo della partita contro i doriani nel giorno di Santo Stefano ha confermato il senso di fragilità mentale, di poca organicità e scarsa qualità della rosa nei vari reparti. Posto che Ménez non lo conosciamo oggi per le sue giocate ed i suoi eccessi, i pugliesi non possono sperare nelle giocate di un 36enne. Manca terribilmente una punta in grado di finalizzare il gioco prodotto. L’attacco del Bari è quintultimo nella categoria. Se non si conclude, lo spettro delle rimonte è sempre dietro l’angolo. Ben 6 subite in questa stagione, contro Cittadella, Catanzaro, Como, Modena, FeralpiSalò e Sampdoria, al di là di una difesa che subisce in media il giusto rispetto alle rivali per la promozione (20, solo 3 gol in più della capolista Parma).
Gli interrogativi, quindi sono tanti, forse troppi. Il presidente De Laurentiis ormai non rilascia dichiarazioni da luglio, salvo qualche sporadica apparizione, che sicuramente non contribuisce a diradare nubi sul futuro di una piazza che ama, ma pretende chiarezza. Che il mercato stesso non sia stato coerente con le aspettative ed in linea con l’allenatore confermato è ormai fuori di dubbio. Marino, come tutti gli allenatori scelti in corsa, deve fare di necessità virtù, cercando risorse supplementari anche da quei calciatori tra i più bersagliati dai tifosi (uno su tutti, Frabotta). Il logorarsi del feeling tra tifo e proprietà è ormai una ruota che gira senza freni. L’illusione sembra svanita del tutto sotto la scure dei pessimi risultati.
Come amiamo ripetere, l’infelicità è un sentimento che oscilla tra le aspettative, le premesse, le promesse e la realtà. Essere franchi e onesti verso i tifosi è qualcosa per cui serve pelo sullo stomaco e tanta personalità. Non sempre si ha la forza e/o la volontà di farlo, specie quando i risultati non ci sono. Una mezza bugia costa sempre meno della verità e Bari in estate non si è stati pienamente sinceri. Se la proprietà è intenzionata a dissimulare concretamente l’ombra di una stagione mediocre, dovrà per forza intervenire con coerenza sul mercato, anche solo per raggiungere l’obiettivo minimo dei play off.
Luca Di Marcantonio