La Wta vorrebbe giocare le Finals a Riad. Le due ex campionesse hanno scritto un articolo contro sul Whashington Post. La risposta della principessa Reema Bandar Al Saud
L’Arabia Saudita contro Chris Evert e Martina Navratilova. Lo scontro sul futuro del tennis femminile sta diventando una questione diplomatica. La scorsa settimana le due ex campionesse un tempo rivali hanno firmato un articolo sul Washington Post nel hanno affermano che “i valori della Wta sono in netto contrasto con quelli del Paese” che vorrebbe ospitare le prossime Finals del circuito femminile.
“Non solo – hanno scritto – questo è un paese in cui le donne non sono viste come uguali, è un paese in cui il panorama attuale include una legge sulla tutela maschile che essenzialmente rende le donne proprietà degli uomini”. L’Arabia Saudita “criminalizza la comunità LGBTQ fino al punto di possibili condanne a morte” e “la situazione a lungo termine in materia di diritti umani e libertà fondamentali è motivo di preoccupazione internazionale da decenni”, concludono Navratilova e Evert.
Gli arabi non l’hanno presa bene, e hanno fatto rispondere alla principessa Reema Bandar Al Saud, ambasciatrice negli Stati Uniti: “Come donna che ha dedicato la sua vita alla causa delle donne, mi ha addolorato profondamente leggere un articolo sul Washington Post che si opponeva al fatto che l’Arabia Saudita ospitasse le finali della Women’s Tennis Association, basandosi su argomenti che sono stereotipi obsoleti incentrati sulla visione occidentale della nostra cultura“.
“Non riconoscere i grandi progressi compiuti dalle donne in Arabia Saudita denigra il nostro straordinario viaggio. Come molte donne in tutto il mondo, abbiamo guardato alle leggende del tennis come pioniere e modelli di ruolo… barlumi di speranza che le donne possano davvero raggiungere tutto. Ma queste campionesse hanno voltato le spalle proprio alle stesse donne che hanno ispirato ed è più che deludente”.
Sulle donne “proprietà degli uomini”, la principessa Reema scrive: “Su questo, lasciatemi semplicemente dire: chiarite i fatti. Ciò che viene spesso definito ‘tutela’ non descrive più lo status delle donne saudite oggi. Le donne non hanno bisogno dell’approvazione di un tutore per viaggiare, lavorare o essere capofamiglia. Oggi, le donne saudite possiedono più di 300.000 imprese e circa il 25% delle start-up di piccole e medie dimensioni, ovvero circa la stessa percentuale degli Stati Uniti. Le donne in Arabia Saudita ora godono della parità di retribuzione, aprendo la strada verso qualcosa che dovrebbe essere universale”.