Napoli-Salernitana 2-1. Kvara trascinatore. Il futuro è nelle mani di De Laurentiis: se non si riprende lui, non si riprenderà mai il Napoli
Rrahmani salva il Napoli al 96esimo e restituisce un po’ di ossigeno.
Una boccata d’ossigeno. Che di questi tempi vale oro. La realtà va sempre tenuta in considerazione. E oggi non si può essere schizzinosi nel giudizio sul Napoli che è una squadra e un club che da mesi navigano a vista. La boccata d’ossigeno arriva al minuto 96 di Napoli-Salernitana. Si era sull’1-1. Il Napoli ci stava anche provando, a modo suo, ovviamente confusionario. Ma ci stava provando. Poi, su un pallone vagante in area, si sono scontrati il portiere Ochoa e il difensore Fazio, Rrahmani ne ha approfittato e ha segnato. Almeno il Napoli è tornato a vincere. Certo ha battuto l’ultima in classifica ma questa era l’avversaria di oggi.
Probabilmente i più devoti si prodigheranno in elogi al ritiro punitivo e conoscitivo voluto da De Laurentiis. In realtà il Napoli è apparso più o meno la squadra di sempre di questa stagione. Una squadra anche volenterosa, a conferma che il problema non è nei calciatori. Una squadra che nelle giornate migliori procede a fiammate, ma che continua a soffrire di amnesie (soprattutto difensive) talvolta preoccupanti. Oggi tutti hanno dato l’anima, a partire da Kvaratskhelia. Che guadagnerà pochissimo in base al suo effettivo valore, ma che è stato l’autentico trascinatore.
Certamente l’alibi delle assenze esiste: non ci sono Osimhen e Anguissa, non c’è Zielinski che tra una bega contrattuale e l’altra ha ufficialmente accusato un risentimento muscolare. Hanno giocato Gaetano (Lindstrom ancora una volta in panchina), Cajuste e Simeone. Nella ripresa, Cajuste è uscito per l’ennesimo infortunio muscolare. Al suo posto Demme. Per l’infortunio a Napoli daranno la responsabilità a Garcia anche se il francese non c’è più da due mesi e rispetto a Mazzarri diciamo che non ha per niente demeritato. Ed è chiaramente un eufemismo.
Il Napoli ha rischiato il disastro anche nel derby che solo pochi mesi fa era stata la gara scudetto. Nel primo tempo, Candreva con un gran tiro ha portato un vantaggio la squadra di Inzaghi. Per fortuna in porta non c’era Meret (ma Gollini) a lungo considerato dai tifosi l’unico vero capro espiatorio della stagione. Il rigore assegnato a fine primo tempo per fallo di Simeone, e realizzato da Politano, ha parzialmente rianimato la squadra di Mazzarri. Ma tutto è sempre affidato alla generosità dei singoli. Che, come detto, non è mancata.
Le partite del Napoli somigliano sempre a quelle partite della fine degli anni Settanta, quando non si tirava quasi mai in porta e ogni qual volta il pallone si avvicinava all’area di rigore avversaria, il pubblico si infiammava. Possiamo definirla la riscoperta delle piccole cose dopo essersi abituati per anni troppo bene (o troppo male). Un bagno di realtà che non fa male.
Per quel che riguarda il futuro, tutto è nelle mani di De Laurentiis. Il Napoli è lui. Se è cominciato il suo declino personale, il declino del Napoli è inarrestabile. Se invece ne avrà ancora la forza, potrà ricostruire la squadra e anche la società. Altrimenti siamo solo agli inizi di un declino irreversibile che non sarà certo il gol di Rrahmani ad arrestare.