Jannik contraddice tutti gli stantii luoghi comuni ed è nella storia: batte in rimonta in cinque set Medvedev e vince gli Open d’Australia
Jannik Sinner ha vinto gli Australian Open ed è nella storia del tennis. Non solo italiano. Si è aggiudicato il primo Slam della sua carriera, a 22 anni. All’Italia non accadeva dal remoto 1976, con Adriano Panatta. In pochi mesi Sinner ha fatto cadere due Moloch: la Davis e uno Slam (per lui, probabilmente, il primo di tanti). Ha vinto al termine di una finale in cui è andato sotto di due set contro il russo Medvedev che inizialmente sembrava ingiocabile. Jannik era sotto 6-3 5-1, il russo come si dice in gergo tennistico lo stava prendendo a pallate. Oppure, per usare un’espressione cara a Pesaola, gli aveva rubato la idea. Stava comandando il gioco, gli stava sottraendo spazio, tempo e ossigeno. Jannik guardava l’angolo ma senza mai imprecare, alla ricerca di soluzioni. Non ha mai sprecato energie. Quella era la situazione e doveva affrontarla.
E l’ha affrontata. Ha perso il secondo 6-3 ma dopo aver strappato per la prima volta il servizio al russo. Ha fatto così capire che sarebbe cominciata un’altra partita. Da giocare alla pari anche se con due set di svantaggio. E Jannik punto dopo punto è cresciuto, ha sbagliato decisamente meno e il russo ha sentito e sofferto la sua ritrovata solidità. Un italiano che sovrasta mentalmente un russo. È successo. Ha vinto terzo e quarto set nello stesso modo: strappandogli il servizio sul 5-4, quando la tensione sale.
E si è presentato al quinto da favorito, come all’inizio del match. Non ha avuto un tentennamento. Ha strappato la collezione di luoghi comuni che i boomer hanno appiccicato alle nuove generazioni: indolenti, senza carattere, incapaci di reagire. Cronache dall’aldilà. Basta guardare Sinner e Bagnaia due fuoriclasse dello sport italiano che agli occhi di qualcuno hanno il solo torto di non confermare l’immagine dell’italiano ci ostiniamo a esportare. Sinner non è un’eccezione. È la punta dell’iceberg. È il fuoriclasse di una generazione che ha un approccio diverso alla vita, al sacrificio. Generazione che conosce perfettamente qual è la strada da percorrere per arrivare al successo: non essere mai appagato, lavorare per migliorarsi.
La grandiosità di Sinner è stata di riuscire a nascondere che è da sempre un predestinato. Che ha un talento immenso. Ha sempre saputo che il talento senza abnegazione serve solo per i rimpianti, è roba da Balotelli e Cassano: il passato. Quel che emerge è soprattutto la sua solidità. È il talento arricchito dall’abnegazione. Ha vinto Sinner. Basta con l’italiano atipico. Sinner è l’Italia. Basta avere gli occhi per guardare e la voglia di cambiare il guardaroba.