Hanno modificato (o stanno per farlo) i limiti di rielezione: Uefa, Fifa e Cio resteranno sotto il loro comando per decine di anni
“Una volta che le persone sono al potere, non vogliono andarsene”. Lo dice al New York Times Alex Phillips, ex capo della governance e della conformità della Uefa. Le persone al potere nello sport poi sono agonisti della poltrona in assetto costante. In Italia abbiamo campioni di un certo rilievo (Binaghi, Petrucci eccetera) ma a livello internazionale ci sono le vere superstar. Tre in particolare: Infantino alla Fifa, Ceferin alla Uefa e Bach al Cio.
Sono tre indizi umani che per il New York Times fanno una prova, o perlomeno una tendenza.
Ceferin è l’ultimo caso di studio. Al suo insediamento, nel 2017, il calcio stava ancora uscendo dal suo più grande scandalo. E lui si vendeva come quello che avrebbe rotto questa catena di potere infinito. Invece adesso sta per far votare una piccola riforma che di fatto annulla il suo primo mezzo mandato non facendolo rientrare nel conto per il limite dei tre. Insomma: punta a prolungare la permanenza a capo della Uefa. Anche se lui resta sul vago…
“Non è l’unico leader portato avanti dallo scandalo di qualcun altro che ora cerca di rafforzare la sua presa su un incarico potente – scrive il Nyt – Una simile estensione dei limiti di mandato è stata già approvata silenziosamente dall’organo di governo globale del calcio, la Fifa, garantendo che il suo presidente, Gianni Infantino, abbia diritto a un mandato extra di quattro anni in un posto che gli ha fruttato circa 4,5 milioni di dollari in contanti e bonus nel 2022″.
Stessa storia, più o meno, al Cio, il Comitato Olimpico Internazionale. “I sostenitori del presidente a mandato limitato Thomas Bach hanno recentemente proposto di modificare lo statuto dell’organizzazione in modo che possa rimanere per altri quattro anni. Bach, che non ha respinto l’idea, conosce quelle regole meglio di chiunque altro: come il signor Infantino, è un avvocato che ha contribuito a elaborare le riforme post-scandalo della sua organizzazione – inclusa l’introduzione di limiti di mandato – prima di essere promosso al lavoro più importante”.
Gli esperti di governance sportiva, scrive ancora il New York Times, “sono preoccupati da questa tendenza, dal momento che gli attuali leader hanno il compito di guidare le loro organizzazioni fuori da un passato tormentato dagli scandali. Affermano che vale la pena proteggere riforme come i limiti ai mandati, nate da quegli scandali, per evitare una concentrazione del potere nelle mani di una piccola cerchia di dirigenti che gestiscono sport popolari e redditizi praticati da milioni di persone in tutto il mondo. Indebolirli o eliminarli, avvertono gli esperti, è una mossa uscita direttamente dal programma dei leader mondiali e degli autocrati così potenti da poter scegliere di mantenere il controllo per tutto il tempo che desiderano”.
“Più a lungo restano, più diventano potenti“, dice Phillips, “e più è probabile che possano cambiare le regole senza opposizione“. Nessuno di loro, ha aggiunto, ora “crede sinceramente di essere insostituibile”.
Come Ceferin, anche Infantino e Bach godono di un certo grado di controllo sulle loro organizzazioni, secondo Stephen Weatherill, esperto di governance sportiva ed ex professore di diritto europeo all’Università di Oxford. Le federazioni nazionali, sottolinea Weatherill, fanno affidamento sui rapporti con gli organi di governo internazionali – e i loro leader – per l’assistenza al bilancio annuale, gli aiuti allo sviluppo e l’accesso ai diritti di hosting per eventi redditizi. Un leader forte che coltiva queste relazioni e quel senso di dipendenza può usare il potere della carica a proprio vantaggio“.