Contrasti “politici”, squilibri e capricci che disturbano (eufemismo) l’operato del designatore, togliendogli le necessarie tutele e la tranquillità, già in parte fisiologicamente compromessa da alcune discutibili direzioni dei suoi
Il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, porta avanti una lunga riflessione sul mondo arbitrale italiano e si dice molto preoccupato per “la testa di Gianluca Rocchi”, “perché nell’imborghesitissimo mondo arbitrale è in atto una guerra di potere e ruoli: contrasti “politici”, squilibri e capricci che disturbano (eufemismo) l’operato del designatore toscano, togliendogli le necessarie tutele e la tranquillità, già in parte fisiologicamente compromessa da alcune discutibili direzioni dei suoi”.
Chi vuole la testa di Rocchi?
Zazzaroni fa riferimento ad una spaccatura nell’Aia che è stata ancora più evidente dopo i servizi delle Iene
“Il settore è in piena confusione: invece di trasmettere un’immagine di compattezza e stabilità, incoraggia divisioni, congetture e sospetti che danneggiano l’intera categoria e la serie A. Certamente stimolante è la dialettica interna, molto meno la presenza ormai consolidata – e puntualmente rinnovata – di un governo provvisorio e un’opposizione fin troppo attiva: indimenticabile il tentativo di metterli insieme con il doppio designatore (Bergamo e Pairetto, remember?) che portò a Calciopoli”.
Zazzaroni si chiede dunque se la soluzione potrebbe essere quella di tagliare la testa di Rocchi La risposta è no, perché i giochi di potere non cesserebbero se saltasse lui. Al contrario Zazzaroni ritiene che Rocchi, senza tutte queste pressioni esterne farebbe un attimo lavoro
“Sono sicuro che, se posto nella condizione di lavorare, Rocchi risulterebbe uno dei migliori designatori di sempre. Di errori ne ha commessi, ma è troppo esposto a venti contrari per riuscire a consegnare al campionato direzioni non dico perfette, ma almeno puntuali”.