Due piani strategici diversi. A unirli sono i soldi delle scommesse. Gravina vuole più controlli patrimoniali, la Lega contratti pre Bosman
Oggi su Repubblica e sul Giornale i due piani, della Lega e della Figc, per riformare la Serie A e tutto il calcio italiano. Di seguito le proposte dei due diversi piani.
Le proposte di riforma della Figc per la Serie A: patrimonio netto positivo e tornano gli sponsor del betting
Ieri Gravina ha anche girato a palazzo Chigi il piano strategico redatto con il contributo della società Deloitte. Un piano che ovviamente richiede l’intervento legislativo del Governo.
È un piano poderoso, scandito da 52 pagine, e ha lo scopo dichiarato di risanare l’attuale scenario economico-finanziario del settore che denuncia a fronte di un impatto indiretto sul pil italiano di 11,1 miliardi, contributi fiscali e previdenziali versati per 1,3 miliardi e un fatturato diretto aggregato di 5 miliardi, debiti complessivi per 5 miliardi.
Sul piano puramente sportivo, scrive il Giornale, c’è “l’esigenza di ridurre il numero a 80 unità tagliando l’attuale serie C che passerebbe da 3 gironi da 20 squadre a 2 gironi da 20. Si riduce così a metà la geografia dei campionati. Previsto in A un “taglio” delle retrocessioni da 3 a 2 con l’introduzione però di play-out e play-off in serie B. C’è la riduzione della quota destinata al paracadute per i club retrocessi in B da 60 a 30 milioni. Lanciata anche la riforma della formula della coppa Italia che diventerebbe copia della FA Cup“.
Sul piano finanziario invece:
“Norme più stringenti in materia economico-finanziaria sui bilanci eseguiti dalla Covisoc (i controlli passerebbero da 1 a 2 o più all’anno) e sui requisiti essenziali per l’iscrizione ai campionati (valorizzando tra gli altri il numerino del patrimonio netto che dev’essere positivo). Per incrementare la valorizzazione dei vivai: l’aumento, nelle liste, dagli attuali 4 calciatori provenienti dal vivaio a 6 unità per rosa; incentivi per approntare le seconde squadre, defiscalizzazione dei contratti per i calciatori cresciuti nelle giovanili”.
Poi c’è anche il piano politico a cui dare risalto:
“In materia di interventi legislativi, il piano prevede l’abolizione del divieto di pubblicità delle agenzie di scommesse e l’introduzione di una cabina di regia per sbloccare i dossier per la costruzione di nuovi stadi“.
Il piano della Lega: i soldi delle scommesse e contratti di 8 anni ai calciatori (sono le idee di De Laurentiis)
Anche la Serie A ha il suo piano per riformare da cima a fondo il calcio italiano.
“Dodici articoli, 45 voci complessive. Il documento con cui la Serie A vuole riformare il calcio italiano unisce di tutto: proposte curiose, idee rivoluzionarie e pensieri folkloristici. Le 25 pagine saranno lunedì sul tavolo dei 20 club: è la base da portare martedì in Federcalcio per iniziare la battaglia con la Figc“.
Il piano della Serie A ha inizia con la richiesta di un salary cap. “un tetto alle spese sul modello spagnolo, che impedisca di sostenere stipendi eccessivi in rapporto al fatturato del club“. In pratica, scrive Repubblica, prima di comprare serve far quadre i conti. Altrimenti c’è il blocco del mercato.
Nel piano si parla anche degli extracomunitari. Secondo la Serie A si potrebbe “ingaggiarne due senza necessariamente sostituirne altri“. Una proposta anche sui contratti dei calciatori con la possibilità di farli valere per 8 anni (è l’idea di De Laurentiis). Per quanto riguarda le spese, il massimo campionato propone “la riduzione automatica del 30% degli stipendi dei calciatori per chi retrocede e l’abolizione del “prelievo forzoso” che la Serie B esercita su chi retrocede“.
Nessuna intenzione di subire dei limiti per l’iscrizione in Serie A. Piuttosto meglio una sorta di “selezione naturale“. In Lega non vogliono permettere alla Figc di fissare criteri di iscrizione senza consultare chi li deve rispettare. Le squadre chiedono anche “un sistema di arbitri professionisti e indipendenti dalla Figc e un taglio drastico alla Coppa Italia“.
L’idea è di far sì che alcune partite valgano sia per la coppa che per il campionato, con l’obiettivo di ridurre il numero complessivo di partite in stagione. Il modello è l’In-Season Tournament dell’Nba. In questo modo sarebbe qualificata per le coppe europee anche la finalista della Coppa Italia.
Le altre proposte comprendo “il Var a chiamata per 1-2 volte a partita per ogni squadra e la trasmissione in diretta dei dialoghi arbitro-Var: magari sperimentandola in Coppa Italia“.
L’ultima parte del piano redatto dalla Serie A è poi rivolto al mondo della politica. Le richieste sono diverse e tutte hanno un impatto sulle casse pubbliche:
“La Serie A vuole una percentuale sulla raccolta delle scommesse (anche questa è un’idea di De Laurentiis, ndr) da distribuire tra i campionati in base alle puntate ricevute e da spendere per infrastrutture e giovani. Magari con l’abolizione del divieto di sponsorizzazione. Chiede il ripristino del decreto Crescita: costerebbe allo Stato 60 milioni all’anno. Altri 60 li chiede per il prolungamento delle deduzioni per il professionismo femminile. In più il riconoscimento facciale per la sicurezza negli stadi: costo zero per lo Stato, non per la privacy dei cittadini“.