Al Fatto quotidiano: «Vincemmo Sanremo e in sala stampa ci chiesero: “perché avete vinto?” Siamo tornati dopo 27 anni e l’Ariston si è alzato in piedi»
I Jalisse (Fabio Ricci e Alessandra Drusian) intervistati dal Fatto quotidiano. I vincitori di Sanremo poi dimenticati e ciononostante o forse proprio per questo diventati quasi da cult. Stasera parteciperanno a “Una voce per San Marino”: chi vince, va all’Eurovision.
Ecco alcuni spezzoni dell’intervista al Fatto, a firma Stefano Mannucci.
Cari Jalisse, torniamo al giorno dei giorni. 22 febbraio 1997.
Fabio Ricci: “Non capivo più niente, ricordo la stretta di mano con Mike Bongiorno. Dicevo ad Ale: non piangere”.
Alessandra Drusian: “Dopo la proclamazione della vittoria mi scappava la pipì, arrivai in ritardo in sala stampa. Ci accolsero gelidamente”.
F: “La prima domanda fu: ‘Perché avete vinto Sanremo?’”.
E voi?
F: Come se fosse un sopruso. Ho conservato le schede Doxa, eravamo in testa sin dalla prima serata. Pavarotti, che era presidente di giuria ma non poteva votare, dichiarò: “Anch’io avrei fatto vincere i Jalisse”.
Cattiverie, sospetti di favoritismi, l’infondata accusa di aver plagiato i Roxette.
F: Molti articoli ci fecero male. Volevano cancellarci. Avevamo vinto senza una major alle spalle, dimostrando che due ragazzi con una piccola casa di produzione potevano prendersi il Festival. Con arco e frecce. Facendo artigianato.
A: Quando Fiorello e Amadeus ci hanno accolti quest’anno all’ariston e la platea si è alzata in piedi, siamo stati risarciti per la nostra resilienza. Scendendo la scala pensavo solo a non svenire. Non avevamo fatto prove.
27 anni di esclusioni dopo Fiumi di parole.
F: Un anno avevamo un pezzo di Bacalov, un altro una canzone scritta con Rita Levi Montalcini. E una, Se fosse un tango, scartata perché la cantava Alessandra, in seguito accettata nell’interpretazione di Iva Zanicchi.
Stasera vi giocate l’ammissione all’eurovision nella finale di Una voce per San Marino.
F: Vada come deve. In lizza ci sono Loredana Berté, Marcella Bella, tanti giovani bravi. Abbiamo scritto una canzone in 15 giorni, andrà in radio da lunedì. Siamo controcorrente.
All’eurovision ’97 arrivaste quarti: pure lì non vi diedero una mano.
F: Non so se meritassimo la vittoria, però il podio sì. Molto dopo uscirono le ammissioni da parte della Rai: meglio evitare il nostro trionfo, altrimenti l’edizione successiva sarebbe stata organizzata in Italia, costava troppo. In un paio di libri, Enrico Ruggeri e Gigi Vesigna parlarono di boicottaggio.
Però Fiumi di parole vi aprì le porte all’estero.
F: Era nella playlist della United Airlines, da noi neanche in metro.
A: Oggi la canta anche chi non vorrebbe. A Vina Del Mar la intonai partendo in quinta, come piace al pubblico cileno, gli applausi ci travolsero. In Kazakistan, a un concerto per il braccio destro del presidente, perdo di vista Fabio: stava ballando con la moglie del festeggiato. Io fui trascinata a un tavolo dai governanti, continuavano a offrirmi vodka, ma sono astemia. Il cameriere capì e mi versò acqua.