“Il senso dell’improvvisazione e i soldi che il club deve ai fondi di investimento fanno gelare il sangue”
El Paìs dedica un editoriale affilato a Deco e alla crisi del Barcellona. Lo scrive Daniel Verdù, l’inviato in Italia del giornale spagnolo. E tanto per cominciare scrive che “Il Napoli è nono. Ma ora sono contentissimi del sorteggio Champions”.
Napoli-Barcellona
Verdù ce l’ha con Deco e con le sue uscite (poi fatte smentire al giornalista portoghese che l’aveva intervistato) sula necessità di un “cambio totale di paradigma” al Barcellona. Deco – scrive – “oltre ad essere l’unico giocatore in grado di segnare senza tirare in porta (un anno segnò cinque gol di rimpallo), era allora la forza trainante” del Barcellona. Invece ora “va tutto in malora”.
“Si è esaurito lo spirito dei tifosi (non quello dei turisti che domenica facevano la ola), che allo stadio non vanno più. Il club è completamente snaturato. Innanzitutto nello spazio, perché non gioca in casa. E poi anche nello stile e nei risultati. Ma soprattutto negli uffici, dove il senso dell’improvvisazione e i soldi che il club deve ai fondi di investimento fanno gelare il sangue”. Di nuovo: “Il Napoli è nono, arriveremo fino a lì, crede qualcuno”.
Riguardo alla storia del modello, poi, “una noia. Il Barça, molto prima dell’arrivo di Cruyff, giocava già secondo la tradizione del calcio mitteleuropeo. L’ungherese, il tedesco. Poi in olandese. Gioco di posizione e tocco. Un modello, per dirla con Deco, non britannico. Il portoghese, dal canto suo, è figlio naturale dei primi successi di Mourinho, con cui vinse la Champions League al Porto. Deco è stato anche l’agente che ha ingaggiato Raphinha e autore dell’acquisto di Vitor Roque per 61 milioni. Quale sarà il suo paradigma adesso?”